Regime Impatriati 2025:
guida completa al vecchio e nuovo regime
Negli ultimi anni migliaia di lavoratori che vivono all’estero stanno valutando di trasferirsi (o ritornare) in Italia.
Il Regime Impatriati è una delle agevolazioni fiscali più importanti per chi rientra: permette di tassare solo una parte del reddito prodotto in Italia, con un risparmio significativo.
Ma dal 2024 tutto è cambiato.
👉 Questa guida ti spiega tutto, in modo chiaro e aggiornato, includendo sia il VECCHIO che il NUOVO regime.
- Dott.ssa Michela Vernieri Cotugno
- Aggiornato il 02/12/2025
❓ Cos'è il Regime Impatriati
- attrarre in Italia lavoratori altamente qualificati
- incentivare il rientro di chi vive all’estero
- favorire l’ingresso di nuove competenze nel mercato del lavoro italiano
Consente di tassare solo una percentuale del reddito prodotto in Italia, per un periodo che può arrivare fino a 5 anni, più eventuali proroghe.
Esistono oggi due regimi differenti:
🔠 Vecchio vs Nuovo Regime: qual è la differenza?
Dal 2024 il regime rientro cervelli è cambiato radicalmente.
Ecco una sintesi chiara:
| Requisito | Vecchio Regime (fino al 2023) | Nuovo Regime (dal 2024) |
|---|---|---|
| Normativa | Art. 16 D.Lgs. 147/2015 | D.Lgs. 209/2023 |
| Detassazione | 70% (90% Sud) | 50% (60% con figli) |
| Residenza estera richiesta | 2 anni | 3 anni (6/7 anni se stesso datore) |
| Durata | 5+5 | 5 (+3 se acquisto casa) |
| Redditi agevolabili | anche impresa | solo lavoro dip. e autonomo |
| Limite agevolabile | nessuno | 600.000 € |
| % tassata | 30%-10% | 50%-40% |
| Più favorevole per | Professionisti, manager, freelance, ricercatori | Dipendenti con redditi non elevati e con figli in Italia |
| Accessibile a | Chi è rientrato entro il 31/12/2023 | Chi si trasferisce dal 2024 in avanti |
👉 Chi è rientrato entro il 31 dicembre 2023 resta nel vecchio regime.
Chi rientra dal 2024 accede solo al nuovo regime.
Novità 2024–2025: cosa cambia davvero
1. Detassazione ridotta
Si passa dal 70% al 50%.
E solo chi ha almeno un figlio minore residente in Italia può detassare il 60% (tassazione quindi sul 40% del reddito).
2. Requisiti più stringenti
- residenza estera più lunga (3, 6 o 7 anni)
- dimostrazione della permanenza all’estero
- attività svolta prevalentemente in Italia
3. Tetto di reddito
Il nuovo regime vale solo fino a 600.000 € l’anno.
4. Stop alle proroghe automatiche
Il nuovo regime non prevede più proroghe facili come il precedente.
Le estensioni diventano molto più difficili da ottenere.
5. Regole severe per lavoratori del Gruppo
Se il rientro avviene per lo stesso datore di lavoro o società del gruppo, servono 6 o 7 anni di residenza estera.
6. Disciplina separata per Docenti e Ricercatori
Continua ad esistere, con detassazioni più elevate, ma con criteri specifici.
🔍 Prima domanda fondamentale: posso accedere al vecchio o al nuovo regime?
Dipende solo da quando trasferisci la residenza fiscale in Italia:
🟢 Hai trasferito la residenza fiscale entro il 31 dicembre 2023?
→ Applichi il VECCHIO regime Impatriati.
🔵 Trasferisci la residenza fiscale dal 1° gennaio 2024 in poi?
→ Rientri nel NUOVO regime Impatriati.
Requisiti del Vecchio Regime Impatriati (per chi è rientrato entro il 31 dicembre 2023)
Il vecchio Regime Impatriati è regolato dall’art. 16 del D.Lgs. 147/2015 ed è ancora oggi applicabile a chi ha trasferito la residenza fiscale in Italia entro il 31 dicembre 2023.
Si tratta del regime più favorevole di sempre, con una detassazione fino al 70% (e al 90% per chi si trasferisce in alcune regioni del Sud).
È stato l’agevolazione più utilizzata da manager, dirigenti, professionisti e freelance rientrati negli ultimi anni.
Vediamo in dettaglio tutti i requisiti.
Requisito n.1: Residenza all’estero per almeno 2 anni
- Per accedere al vecchio regime era necessario:
- essere residenti fiscalmente all’estero per almeno due periodi d’imposta prima del trasferimento;
- dimostrare una discontinuità reale con la precedente residenza italiana (es. iscrizione AIRE, residenza abituale all’estero, lavoro continuativo all’estero).
Cosa significa “due periodi d’imposta”?
Vuol dire che non bastano due anni “solari”, ma due dichiarazioni fiscali consecutive da non residente.
Esempio:
Se sei stato residente estero nel 2021 e nel 2022 → puoi rientrare nel 2023 con il vecchio regime.
Requisito n.2: Trasferimento della residenza fiscale in Italia
Il lavoratore deve:
- trasferire la residenza civile ai sensi del Codice Civile
- e la residenza fiscale ai sensi dell’art. 2 TUIR
La residenza fiscale si acquisisce se per almeno 183 giorni (184 negli anni bisestili):
- hai domicilio o residenza in Italia
- oppure sei presente nel territorio dello Stato in modo prevalente.
Solo chi trasferisce la residenza entro il 31/12/2023 resta ancorato al vecchio regime, anche se i redditi vengono percepiti dal 2024 in poi.
Requisito n.3: Lavoro prevalente in Italia
Perché il regime si applicasse correttamente era necessario che:
- l’attività lavorativa fosse svolta prevalentemente in Italia,
- anche se il datore era estero o italiano.
Questo requisito si applica sia:
- ai dipendenti
- ai lavoratori autonomi/professionisti
- ai titolari di Partita IVA in ordinario
Requisito n.4: Titolo di studio o qualifica
Nel vecchio regime non era richiesto un titolo elevato.
Dal 2019, con il “Decreto Crescita”, il regime era diventato molto inclusivo:
- non serviva un titolo di studio specifico
- non serviva essere lavoratori altamente qualificati
- non era richiesto un reddito minimo
Questo ha reso l’agevolazione accessibile a:
- dipendenti
- manager
- freelance
- liberi professionisti
- sportivi (con disciplina ad hoc)
- amministratori
- lavoratori autonomi non ordinistici
Requisito n.5: Non essere stati residenti in Italia nei due anni precedenti
Il lavoratore non doveva risultare residente fiscale in Italia:
- nei due periodi d’imposta precedenti il trasferimento,
- ed era necessario garantire una permanenza fiscale in Italia di almeno 2 anni.
Questa previsione evitava abusi e “rientri fittizi”.
Requisito n.6: Acquisto di un immobile (per la proroga)
Il vecchio regime era famoso anche per le sue proroghe.
Una delle estensioni più utilizzate prevedeva che, se il lavoratore:
- acquistava un immobile in Italia
- entro i primi 12 mesi dal rientro
- da destinare ad abitazione principale
- poteva ottenere 5 anni aggiuntivi di beneficio.
Questa possibilità non esiste più nel nuovo regime.
Chi poteva accedere al vecchio regime: esempi pratici
🟢 Dipendenti rientrati per essere assunti in Italia
Esempio: lavoratore assunto da azienda italiana dopo anni all’estero.
🟢 Manager trasferiti da multinazionali
Molto frequente il “rientro” da sedi estere.
🟢 Professionisti con partita IVA aperta dopo il rientro
Il vecchio regime si applicava anche ai freelance, spesso più conveniente del forfettario.
🟢 Professionisti già con partita IVA estera che trasferivano l’attività in Italia
🟢 Ricercatori e docenti
Con regole ulteriori e benefici ancora più elevati.
Requisiti del NUOVO Regime Impatriati (dal 2024 in poi)
Il nuovo Regime Impatriati, introdotto dal D.Lgs. 209/2023 ed entrato in vigore dal 1° gennaio 2024, si applica esclusivamente a chi:
👉 trasferisce la residenza fiscale in Italia dal 2024 in avanti.
È un regime più restrittivo rispetto a quello precedente:
- requisiti più severi,
- platea più limitata,
- agevolazione più bassa,
- meno casi particolari ammessi.
Tutto è stato disegnato per attrarre solo lavoratori effettivamente qualificati e con un legame professionale reale con l’Italia.
Vediamo nel dettaglio tutti i requisiti ufficiali.
Requisito n.1: Residenza fiscale all’estero per almeno 3 periodi d’imposta
È il primo e più importante requisito del nuovo regime.
Per accedere, è necessario:
- essere stati residenti fiscalmente all’estero per almeno 3 periodi d’imposta prima del ritorno in Italia;
- non essere stati residenti in Italia per gli stessi 3 periodi.
❗ Novità importante:
La residenza all’estero deve essere effettiva e dimostrabile, non solo formale.
L’Agenzia richiederà:
- contratto di lavoro estero
- dichiarazioni dei redditi estere
- bollette, affitti, permessi di soggiorno
- iscrizione AIRE
- prove di presenza fisica nello Stato estero
Requisito n.2: Reale trasferimento della residenza fiscale in Italia
Il lavoratore deve trasferire residenza e domicilio in Italia secondo:
- il Codice Civile (residenza/domicilio),
- l’art. 2 del TUIR (presenza >183 giorni).
Il rientro non può essere “fittizio”: è richiesto un radicamento reale nel territorio italiano.
Questo significa che dovrai:
- avere una casa in Italia (affitto o proprietà)
- prendere la residenza anagrafica in un Comune
- lavorare fisicamente in Italia
- avere qui la sede principale degli interessi personali e lavorativi
Requisito n.3: Attività lavorativa prevalentemente svolta in Italia
Per beneficiare del nuovo regime, l’attività:
- deve essere svolta prevalentemente nel territorio italiano,
- anche se il datore è straniero o italiano.
👉 Se lavori da remoto per un’azienda estera, puoi accedere?
Sì, ma solo se la tua attività è svolta fisicamente dall’Italia.
Se la permanenza all’estero è superiore (lavoro “nomade”), l’Agenzia può disconoscere il regime.
Requisito n.4: Lavoratore qualificato
Nel nuovo regime viene introdotta una distinzione importante:
il regime è pensato soprattutto per lavoratori qualificati, ossia persone che presentano almeno una di queste caratteristiche:
- titolo di laurea
- competenze specialistiche
- attività ad alto valore aggiunto
- inquadramento contrattuale adeguato (livelli medio-alti)
Non è richiesto per forza un titolo universitario, ma l’Agenzia può richiedere prova della qualificazione professionale.
Chi rischia di essere escluso?
- lavori non qualificati
- contratti a basso inquadramento
- attività poco specialistiche
Requisito n.5: Regole più severe per chi lavora per lo stesso datore di lavoro
Il legislatore ha voluto evitare i rientri “pilotati” dalle multinazionali.
Per questo, se rientri per lo stesso datore di lavoro estero, oppure per una società:
- dello stesso gruppo,
- controllata, collegata o collegante
devi dimostrare:
👉 almeno 6 anni di residenza fiscale all’estero,
oppure
👉 7 anni, in alcuni casi (riassegnazioni intra-gruppo).
Si tratta di un requisito molto restrittivo, che esclude gran parte dei rientri aziendali rapidi.
Requisito n.6: Permanenza minima in Italia
È richiesto un impegno formale a:
- restare fiscalmente residente in Italia per almeno 5 anni,
- altrimenti si perdono tutti i benefici e si devono restituire le somme risparmiate (maggiorate di interessi e sanzioni).
Questa clausola non era così rigida nel vecchio regime.
Requisito n.7: Esclusione per chi ha già beneficiato del vecchio regime
Chi ha già usufruito:
- del vecchio regime Impatriati
- o del regime docenti/ricercatori
non può accedere al nuovo regime, anche se rientra nuovamente in Italia.
Requisito n.8: Regole specifiche per lavoratori autonomi e professionisti
Il nuovo regime si applica anche a:
- lavoratori autonomi
- professionisti con partita IVA in regime ordinario
👉 Ma NON si può cumulare con il regime forfettario.
Un professionista può scegliere:
- nuovo Impatriati oppure Forfettario
(non entrambi)
Inoltre serve dimostrare:
- continuità dell’attività
- prevalenza dell’attività svolta in Italia
- radicamento economico reale
L’Agenzia oggi controlla molto questo profilo.
💼 Quali redditi sono agevolabili
Rientrano nell’agevolazione i seguenti redditi:
- da lavoro dipendente;
- assimilati (co.co.co., borse di studio, ecc.);
- da lavoro autonomo.
❌ Esclusi i redditi d’impresa (es. da ditte individuali).
💸 Come funziona il beneficio fiscale
Il beneficio dura 5 anni e consiste nel tassare:
- Solo il 50% del reddito prodotto in Italia;
- Il 40% se hai figli minori residenti o ne nascono durante il periodo di agevolazione.
📅 Proroga di 3 anni: disponibile solo per chi si iscrive in Italia nel 2024 e ha acquistato casa in Italia entro il 31/12/2023.
🤝 Regime Impatriati e Partita IVA
I titolari di Partita IVA possono accedere al regime solo per redditi da lavoro autonomo (arti e professioni).
🔹 Serve indicare l’opzione in dichiarazione dei redditi.
⚠️ Il regime per il rientro dei cervelli non è cumulabile con il Regime Forfettario.
📆 Come aderire: la procedura
Per accedere al Regime Impatriati:
- Trasferisci la residenza fiscale in Italia;
- Presenta una dichiarazione sostitutiva al datore di lavoro;
- Mantieni la residenza per almeno 4 anni;
- In caso di figli, allega lo stato di famiglia;
- In caso di proroga, allega l’atto di acquisto dell’immobile.
📊 Come funziona per lavoratori dipendenti
Il lavoratore può:
- Chiedere l’applicazione dell’agevolazione direttamente in busta paga;
- Oppure beneficiarne in dichiarazione dei redditi.
Il datore applica la tassazione agevolata al 50% o 40%.
💼 Come funziona per autonomi e freelance
Per i professionisti l’agevolazione si applica a ritenute d’acconto e in dichiarazione.
Vale solo per redditi da lavoro autonomo non forfettario.
🚜 Docenti e ricercatori: agevolazione speciale
Per i docenti e ricercatori l’agevolazione è ancora più vantaggiosa:
- Reddito tassato solo al 10% per 5 anni;
- Estensione fino a 13 anni se con figli minori o acquisto immobile.
📃 Contributi INPS: cosa cambia?
Non ci sono sconti sui contributi INPS. Per professionisti senza cassa si versa il 26,07% sul reddito.
✅ Vantaggi in sintesi
💰 Tassazione ridotta fino al 50% del reddito
🏛️ Rientro facilitato per chi ha lavorato all’estero
🏡 Proroga possibile con acquisto immobile
🙌 Agevolazioni anche per titolari di Partita IVA
🎓 Regime speciale per docenti e ricercatori
📢 Attenzione: quando perdi l’agevolazione
Il beneficio decade se:
- Torni a vivere all’estero prima dei 4 anni;
- Superi il tetto di 600.000 euro;
- Non comunichi variazioni rilevanti (residenza, figli, ecc.).
🏁 Conclusioni: un'opportunità concreta per chi rientra in Italia
Il Regime per i Lavoratori Impatriati rappresenta una delle agevolazioni fiscali più vantaggiose attualmente disponibili per chi decide di rientrare in Italia dopo un’esperienza di lavoro all’estero.
Ridurre l’imposizione fiscale fino al 50% (o 60%), beneficiare di un trattamento fiscale agevolato fino a 8 anni e pianificare il proprio rientro in modo intelligente sono vantaggi concreti, ma solo per chi conosce bene le regole e presenta la domanda correttamente.
👉 Se stai valutando il rientro, sei già tornato da poco o stai pensando di aprire la Partita IVA in Italia, questa guida ti ha dato una panoramica chiara e aggiornata.
🔍 Tuttavia, ogni situazione è unica: per evitare errori, perdere l’agevolazione o subire controlli, affidati a un professionista.
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❓ Domande Frequenti sul Regime Impatriati
Clicca sulle freccette per leggere tutti gli approfondimenti.
Chi può accedere al Regime Impatriati nel 2025?
👉 Chi trasferisce la residenza fiscale in Italia dopo almeno 3 anni all’estero e si impegna a rimanere in Italia per almeno 4 anni, svolgendo attività lavorativa prevalentemente sul territorio italiano.
Quanto viene tassato il reddito?
👉 Solo il 50% del reddito prodotto in Italia è soggetto a tassazione IRPEF (ridotto al 40% se hai figli minori residenti in Italia).
Quanto dura il beneficio fiscale?
👉 La durata standard è di 5 anni. È prevista una proroga di 3 anni (quindi fino a 8) se hai acquistato un immobile in Italia entro il 31/12/2023.
Serve la Partita IVA per accedere al regime?
👉 No, non necessariamente. Il regime è accessibile sia a lavoratori dipendenti che a professionisti con Partita IVA (ma non cumulabile con il regime forfettario).
Il reddito da impresa è incluso nel beneficio?
👉 No. Sono ammessi solo redditi da lavoro dipendente, assimilato e lavoro autonomo (arti e professioni). Sono esclusi i redditi d’impresa.
Cosa succede se torno all’estero prima dei 4 anni?
👉 Perdi il beneficio fiscale e potresti dover restituire le agevolazioni godute in modo retroattivo.
Posso accedere anche se ho già lavorato per lo stesso datore di lavoro all’estero?
👉 Sì, ma solo se sono trascorsi almeno 7 anni di residenza all’estero ininterrotta (o 6 se il datore è diverso o non fa parte dello stesso gruppo).
Come si attiva il regime da lavoratore dipendente?
👉 Puoi fare richiesta direttamente al tuo datore di lavoro con una dichiarazione sostitutiva o applicarlo in dichiarazione dei redditi.
Posso combinare il regime impatriati con la cedolare secca sugli affitti?
👉 Sì, il regime impatriati riguarda i redditi da lavoro, mentre la cedolare secca si applica agli affitti. Sono compatibili.
Cosa devo fare per ottenere la proroga di 3 anni?
👉 Devi aver acquistato un immobile in Italia entro il 31/12/2023 e presentare l’atto di acquisto insieme alla documentazione richiesta all’Agenzia delle Entrate.
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