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Nomadi digitali, smart working e Digital Nomad Visa

SOMMARIO

Con l’avvento delle tecnologie digitali, il concetto di lavoro si è evoluto, permettendo ai professionisti di svolgere le proprie attività al di fuori degli uffici tradizionali. Questo fenomeno, noto come lavoro agile o smart working, è diventato sempre più diffuso nel mondo, consentendo ai lavoratori di operare senza vincoli di luogo e tempo. In particolare, durante la pandemia da COVID-19, questa modalità di lavoro è esplosa, portando vantaggi sia ai datori di lavoro, che vedono ridotti i costi aziendali, sia ai dipendenti, che apprezzano una maggiore flessibilità nella gestione del tempo. Si sente sempre più parlare di nomadi digitali

Chi sono i nomadi digitali

Il fenomeno dei nomadi digitali è sempre più diffuso in tutto il pianeta, rappresentando una nuova forma di lavoro agile che coinvolge una vasta gamma di professionisti. Questi includono non solo liberi professionisti e imprenditori, ma anche dipendenti di grandi aziende, specialmente multinazionali, e membri di organizzazioni non governative. Ciò che li accomuna è la capacità di svolgere le proprie prestazioni lavorative senza una sede fissa, muovendosi in base a diversi fattori. Questi includono la ricerca di regimi fiscali più vantaggiosi, le preferenze personali o le esigenze familiari, nonché le agevolazioni amministrative offerte in determinate giurisdizioni.

Il Digital Nomad Visa: l’ingresso in Italia per i lavoratori da remoto

Il Ministero dell’Interno ha recentemente istituito il Digital Nomad Visa. Si tratta di un visto speciale che consente ai lavoratori extracomunitari di entrare in Italia per svolgere attività lavorative altamente qualificate da remoto. Questo visto è stato introdotto per favorire l’ingresso nel nostro Paese di lavoratori qualificati, contribuendo così alla competitività italiana nel contesto lavorativo globale. Il decreto ministeriale ha eliminato la necessità di un nulla osta per i cittadini di Paesi terzi che svolgono lavoro altamente qualificato da remoto in Italia, seguendo una tendenza comune anche nei regimi fiscali agevolati per gli impatriati.

Nomadi Digitali e lavoratori da remoto: le differenze

Il decreto ministeriale del 9 marzo 2024 delinea le distinzioni tra due categorie di lavoratori: il nomade digitale e il lavoratore da remoto.

  1. Nomade digitale
    Si tratta del lavoratore autonomo che svolge la propria attività in modalità remota, senza una sede fissa. Per ottenere il riconoscimento come nomade digitale e beneficiare delle relative disposizioni, è necessario soddisfare i seguenti requisiti:

    • avere un reddito minimo annuo non inferiore al triplo del livello previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, pari a circa 25.000 euro, con eventuali aggiustamenti per familiari a carico.
    • essere coperti da un’assicurazione sanitaria che garantisca cure mediche e ricovero ospedaliero sul territorio nazionale per l’intero periodo del soggiorno
    • presentare una documentazione adeguata riguardante le modalità di sistemazione alloggiativa
    • dimostrare un’esperienza pregressa di almeno sei mesi nell’ambito dell’attività lavorativa da svolgere come nomade digitale
    • presentare il contratto di lavoro, collaborazione o un’offerta vincolante, se il lavoratore è da remoto, che attesti lo svolgimento di un’attività che richiede il possesso di uno dei requisiti previsti dall’articolo 27-quater, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
  2. Lavoratore da remoto
    Si tratta del dipendente che svolge le proprie mansioni in modalità smart working, senza la necessità di una presenza fisica presso l’ufficio. Anche per questo profilo professionale, si applicano le medesime condizioni richieste per il nomade digitale.

Il decreto specifica in dettaglio le modalità di richiesta del visto e del permesso di soggiorno per entrambe le categorie di lavoratori, senza richiedere un nulla osta provvisorio, ma piuttosto la presentazione dei documenti che attestino il rispetto dei requisiti sopra elencati.

Aspetti fiscali e previdenziali per i nomadi digitali

Il decreto ministeriale si occupa anche del trattamento fiscale e previdenziale dei nomadi digitali. Questi lavoratori, soggetti alla legislazione fiscale e sociale di un Paese terzo, sono regolati dalle convenzioni bilaterali in materia fiscale e di sicurezza sociale stipulate tra l’Italia e il Paese interessato. In mancanza di tali convenzioni, si applica la normativa italiana. Con il permesso di soggiorno, i nomadi digitali ricevono il codice fiscale italiano e, se lavoratori autonomi, devono richiedere un numero di partita IVA.

Questo nuovo scenario legislativo apre interessanti opportunità sia per i lavoratori che desiderano svolgere la propria attività in Italia, sia per il nostro Paese che si posiziona sempre più al centro della scena lavorativa internazionale.

 

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