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Diventare freelance

SOMMARIO

Il (falso) mito del lavoro in libertà: ecco come diventare freelance e aprire partita IVA (magari con regime forfettario) per lanciarsi alla ricerca dei propri clienti.

Hai deciso di salutare i vecchi colleghi e il Posto Fisso a Tempo Indeterminato? Oppure vuoi affiancare al lavoro dipendente un’attività autonoma? Bene, perché pare che siano sempre di più le persone che scelgano di aprire una partita IVA freelance. Il mondo del lavoro infatti offre sempre più posizioni ai lavoratori autonomi. Ma come diventare freelance? Cosa occorre fare dopo aver aperto la partita IVA? In questo post ti spieghiamo come gestire te stesso e dire addio al precariato!

Chi è il freelance?

A quanti di voi sarà capitato di chiedersi ma chi è il freelance? Si tratta di un termine inglese entrato a far parte del nostro vocabolario corrente. In origine era utilizzato per indicare i soldati mercenari che non servivano un signore specifico, bensì erano disposti a combattere ed essere al servizio del miglior offerente (free-lance significa libera-lancia).

L’attività del freelance assimilabile a quella del Libero Professionista e non sempre necessita di specifiche qualifiche o iscrizioni in albi. Spesso accostiamo il freelance alla figura del giornalista indipendente che autonomamente effettua servizi o report da rivendere alle varie testate. In realtà, sopratutto grazie al web, sono tante le figure che possono essere ricondotte a questa definizione. Alcuni esempi di Freelance sono:

  • Webmaster
  • Grafici
  • Traduttori
  • Articolisti e Copywriter
  • Social Media Manager
  • Fotografi
  • Promotori Finanziari
  • Liberi Professionisti in generale

Freelance senza partita IVA: si può?

La figura del freelance è quella di un lavoratore autonomo che offre la sua professionalità, le sue competenze e i suoi servizi a più committenti. Normalmente è titolare di Partita IVA ma, in caso di incarichi spot, può anche stipulare un contratto di prestazione occasionale.

Il freelance è un lavoratore libero, che gestisce in autonomia il suo tempo e le sue risorse, che decide quali collaborazioni avviare e quali invece rifiutare. Il freelance è un lavoratore responsabile di se stesso, della propria attività e della propria reputazione probabilmente più di quanto non lo sia un dipendente con il posto assicurato.

Partita IVA e freelance

Purtroppo la legge italiana non stabilisce in maniera netta quando diventa obbligatorio aprire la partita IVA per essere in regola con la propria attività, ma nell’art. 5 del DPR 633/72 si stabilisce che:

Per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di qualsiasi attività di lavoro autonomo da parte di persone fisiche ovvero da parte di società semplici o di associazioni senza personalità giuridica costituite tra persone fisiche per l’esercizio in forma associata delle attività stesse.”

Da qui ne deriva che l’obbligo di aprire la partita IVA dipende dal carattere di abitualità o di occasionalità con cui viene svolta l’attività:

  1. nel caso di abitualità occorre aprire una partita IVA;
  2. nel caso di occasionalità non è sufficiente un contratto di collaborazione occasionale.

Per capire che tipo di partita IVA occorre aprire consultare il nostro E-book gratuito di approfondimento Libero professionista o ditta individuale?

Essere freelance e lavoratore dipendente. I due ruoli possono convivere?

In tanti ci chiedono se lavoro dipendente e partita IVA possono convivere. Molte persone prima di licenziarsi e decidere di proseguire solo con il lavoro autonomo, decidono di partire in modo cauto affiancando al lavoro da dipendente l’attività autonoma.

Infatti, trattandosi di una scelta non facile, con troppi dubbi, troppe domande e troppe incertezze, spesso una soluzione soft, senza scelte irreversibili, è quella più facile da prendere.

Inoltre, il dipendente con un lordo annuo inferiore ai 30.000 euro, può aprire partita IVA con il regime forfettario, massimizzando i vantaggi del regime forfettario e conservando tutti i benefici del lavoratore dipendente (detrazioni IRPEF incluse). Con la legge di stabilità 2019 questo limite è stato eliminato ed è stata introdotta una nuova barriera all’ingresso, ossia impossibilità di adottare il regime forfettario per coloro che nel biennio precedente erano assunti come dipendenti o collaboratori e che intendano svolgere l’attività d’impresa o professionale in maniera prevalente nei confronti del precedente datore di lavoro.

Per approfondire l’argomento leggere il nostro articolo al seguente link: Partita IVA e Lavoro Dipendente: Possono Convivere?

Essere freelance: vantaggi e svantaggi

Inutile nasconderlo, quello del freelance è sicuramente un cammino in salita. Infatti ai vantaggi connessi con una maggiore libertà di gestione del tempo rispetto a un lavoratore subordinato, e alla gestione autonoma del lavoro occorre contrapporre gli svantaggi.Primo su tutti l’assenza di uno stipendio fisso a fine mese. Inoltre, la libertà di cui gode il freelance è solo apparente, nel senso che al crescere degli impegni e delle collaborazioni con le imprese che impongono il rispetto di tempistiche spesso molto strette, si corre il rischio di lavorare non meno di chi, al mattino, deve timbrare il cartellino.

Il freelance è per definizione libero, in quanto non ha un capo, ma tanti clienti che possono essere anche peggio di un solo capo. Diventare freelance significa scegliere di fare un lavoro o rifiutarlo. Ma si dovrà comunque pagare le bollette a fine mese, e quindi tanto libero non si è.

Da non dimenticare poi che ferie, pensione, mensa aziendale per il freelance non sono garantite, infatti deve fare tutto da solo, dal pagarsi i contributi al cucinarsi il pranzo. Certamente può decidere in autonomia quando andare in vacanza, in quanto non viene pagato. Della tredicesima non se ne parla.

L’attività del libero professionista è molto instabile, infatti è un alternarsi fra periodi di impegni frenetici a mesi di magra. Tuttavia, quando si diventa esperti e conosciuti, perso un cliente se ne trova un altro. Comunque anche il dipendente, seppure ha uno stipendio mensile, nonostante tutte le tutele del caso, è soggetto a licenziamenti e contratti a termine.


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