Nel corso del 2024, l’Agenzia delle Entrate ha introdotto una serie di controlli mirati rivolti ai titolari di partite IVA in regime forfettario, secondo le linee guida stabilite dal PIAO (Piano Integrato delle Attività Operative) per il triennio 2024-2026. L’obiettivo principale di queste verifiche è assicurare che il regime agevolato venga utilizzato correttamente e che le normative in materia fiscale siano rispettate. Analizziamo più a fondo i punti chiave di questo programma di controlli e le conseguenze che possono derivarne per i contribuenti. Su cosa si basano i controlli Partite IVA Forfettario?
Il Regime Forfettario: una panoramica
Prima di entrare nel merito dei controlli, è utile ricordare le caratteristiche del regime forfettario. Si tratta di un regime fiscale agevolato introdotto per semplificare la gestione fiscale di piccole imprese e liberi professionisti, applicando un’aliquota sostitutiva unica (che varia tra il 5% e il 15%) ai redditi derivanti dalla loro attività.
Dal 2023, grazie all’intervento della Legge di Bilancio, la soglia massima di fatturato per poter aderire al regime forfettario è stata innalzata a 85.000 euro, rispetto al precedente limite di 65.000 euro. Si discute tuttavia di un ulteriore aumento, che potrebbe portare la soglia a 100.000 euro, espandendo così il numero di contribuenti che potrebbero beneficiarne. Questo regime risulta particolarmente vantaggioso perché semplifica la burocrazia fiscale: non è necessario addebitare l’IVA sulle fatture, e gli obblighi di contabilità risultano meno gravosi rispetto al regime ordinario.
I requisiti per l’accesso al Regime Forfettario
Per poter accedere o rimanere nel regime forfettario, è necessario soddisfare una serie di requisiti stringenti. Il primo tra questi riguarda il limite di fatturato, che non deve superare gli 85.000 euro l’anno. Questo importo viene riproporzionato nel caso in cui la partita IVA venga aperta in corso d’anno; ad esempio, se l’apertura avviene a giugno, il limite sarà ridotto a 42.500 euro.
Altri requisiti riguardano la residenza e la struttura aziendale del contribuente. È obbligatorio avere la residenza fiscale in Italia o disporre di un rappresentante legale nel Paese. Inoltre, chi intende aderire al regime forfettario non può avere partecipazioni rilevanti (come quote di maggioranza) in altre società che operano nello stesso settore della propria attività.
Chi ha collaboratori, poi, deve assicurarsi che le spese per il personale dipendente non superino i 20.000 euro all’anno. Questo aspetto verrà attentamente monitorato durante i controlli, poiché eccedere tale soglia potrebbe comportare l’uscita dal regime agevolato.
La perdita dei requisiti e le conseguenze
Uno dei punti cruciali delle verifiche riguarda la perdita dei requisiti che consentono di aderire al regime forfettario. Se il titolare della partita IVA supera il limite di fatturato annuale di 85.000 euro, ma rimane comunque sotto i 100.000 euro, il passaggio al regime ordinario avverrà a partire dall’anno successivo. In questo caso, il contribuente dovrà prepararsi ad affrontare le complessità della contabilità ordinaria, con l’obbligo di addebitare l’IVA e con una tassazione progressiva sul reddito.
Tuttavia, se il fatturato supera i 100.000 euro, il passaggio al regime ordinario sarà immediato, e avrà effetto a partire dal momento stesso in cui viene raggiunta tale soglia. Ciò significa che dal superamento di questo limite in poi, il contribuente dovrà applicare l’IVA alle fatture e, al termine dell’anno fiscale, pagare l’IRPEF utilizzando le aliquote progressive, che variano dal 23% al 43% in base al reddito.
Controlli Partite IVA Forfettario: redditi e le spese dedotte
Una delle aree più attenzionate dai controlli partite iva forfettario dell’Agenzia delle Entrate riguarda la verifica delle spese dedotte e delle dichiarazioni fiscali. In particolare, il Quadro RS della dichiarazione dei redditi sarà oggetto di specifici controlli. Questo quadro include informazioni relative a varie tipologie di spese sostenute durante l’anno fiscale, come:
- spese per i servizi telefonici, sia per linee fisse che mobili, utilizzate nell’attività professionale
- materie prime e forniture energetiche, incluse le spese per l’energia elettrica necessaria all’attività
- spese per l’acquisto e la gestione di autoveicoli, comprese le spese di carburante e manutenzione
- canoni di leasing, noleggio e affitto, che riguardano beni aziendali o strumenti necessari per lo svolgimento dell’attività
- royalties e altri diritti di proprietà intellettuale, se applicabili all’attività in questione
L’obiettivo dell’Agenzia è di assicurare che le spese dichiarate siano congrue rispetto al tipo di attività svolta. Oltre che non vengano gonfiate in modo illecito per ridurre il reddito imponibile.
Focus sulle Startup: l’aliquota agevolata al 5%
Un altro elemento chiave dei controlli è rappresentato dalle startup che aderiscono al regime forfettario, specialmente quelle che usufruiscono dell’aliquota agevolata del 5%. Questa aliquota è destinata ai nuovi imprenditori che avviano un’attività ex novo, ma ci sono rigide condizioni da rispettare per poter beneficiare di questa agevolazione.
Uno dei requisiti fondamentali è che l’attività non sia una prosecuzione di un’attività preesistente, né autonoma né subordinata. In altre parole, l’imprenditore non deve aver svolto negli ultimi tre anni un’attività simile a quella della startup sotto forma di lavoro dipendente o autonomo. Questo aspetto verrà controllato scrupolosamente, poiché molte startup tendono a sottovalutare il fatto che una semplice variazione della forma giuridica o del contesto lavorativo non sia sufficiente a giustificare l’accesso all’aliquota ridotta.
Le verifiche si concentreranno quindi su eventuali legami con attività precedenti, che potrebbero comportare l’esclusione dal regime forfettario, con il conseguente obbligo di restituire le agevolazioni fiscali ottenute.
I controlli sui redditi da lavoro dipendente o pensione
Un altro aspetto che sarà sottoposto a verifiche riguarda i redditi da lavoro dipendente o pensione che il titolare della partita IVA potrebbe percepire. La normativa prevede che, per rimanere nel regime forfettario, tali redditi non devono superare i 30.000 euro annui. Questo requisito si applica principalmente ai contribuenti che svolgono un’attività autonoma in parallelo a un impiego a tempo indeterminato o percepiscono una pensione.
Nel caso in cui i redditi da lavoro dipendente o da pensione superino i 30.000 euro, il contribuente non potrà più accedere al regime forfettario dall’anno successivo. Anche questo aspetto sarà oggetto di stretta sorveglianza da parte dell’Agenzia delle Entrate, poiché molti contribuenti potrebbero sottovalutare l’impatto che tali redditi hanno sulla loro posizione fiscale.
Come prepararsi ai controlli partite iva forfettario
Considerata l’intensità dei nuovi controlli, è fondamentale che i titolari di partita IVA in regime forfettario si preparino adeguatamente per evitare sanzioni o il rischio di perdere i vantaggi fiscali offerti da questo regime. Ci sono alcuni passaggi che possono aiutare a evitare problemi durante le verifiche:
- tenere una contabilità ordinata: sebbene il regime forfettario semplifichi gli obblighi contabili, è comunque importante conservare una documentazione accurata di tutte le spese e dei ricavi, per poter rispondere adeguatamente alle richieste dell’Agenzia delle Entrate
- consultare un commercialista: un professionista può fornire consigli utili per assicurarsi che la gestione fiscale sia conforme alle normative vigenti, riducendo il rischio di errori o sviste che potrebbero comportare sanzioni
- monitorare costantemente i propri ricavi: è essenziale tenere sotto controllo i ricavi generati dall’attività, per evitare di superare la soglia degli 85.000 euro senza accorgersene, il che potrebbe portare alla fuoriuscita dal regime agevolato
- fare attenzione ai requisiti di permanenza: non sottovalutare l’importanza del rispetto dei requisiti di permanenza nel regime forfettario, soprattutto per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente, pensione o le spese per collaboratori.
L’introduzione di nuovi controlli partite IVA forfettario da parte dell’Agenzia delle Entrate rappresenta un passo importante verso una maggiore trasparenza fiscale. I contribuenti che rispettano le regole potranno continuare a beneficiare di questo regime agevolato, ma è essenziale prestare attenzione a tutti i requisiti richiesti.
HAI UN DUBBITO FISCALE O DEL LAVORO?
PRENOTA SUBITO LA CONSULENZA ONLINE CON I NOSTRI PROFESSIONISTI!
Il servizio è molto semplice ed è rivolto artigiani, freelance e a tutti i tipi di società.
Una risposta-
Buongiorno, ho j. Dubbio in merito all’articolo ( https://www.ilcommercialistaonline.it/controlli-partite-iva-forfettario/ ) ed un’altra domanda.
In merito all’articolo, se i costi non si possono dedurre ma vengono calcolati secondo il codice ateco, che controlli opera l’agenzia delle entrate? Che io effettivamente spenda il 22%(nel mio caso) da dedurre dal fatturato?
Secondo punto, non ho ancora PIva ma sto pensando di aprirla; ho ristrutturato casa e riceverò per i prossimi 10 anni i frutti del bonus. Nel caso aderissi al regime forfettario, c’è modo di recuperare il credito o di cederlo al coniuge? E se si quanto ne beneficerebbe?
Grazie