Negli ultimi anni, l’Italia ha introdotto diverse agevolazioni fiscali con l’obiettivo di rendere il Paese più attrattivo per i lavoratori che decidono di trasferirsi dall’estero. Tra queste, la più importante per numero di beneficiari e impatto economico è quella dedicata ai lavoratori impatriati: una misura che consente di ridurre drasticamente la tassazione sul reddito prodotto in Italia. Nonostante sia molto vantaggioso, questo regime è spesso circondato da informazioni incomplete o superate. A partire dal 2024, per esempio, sono entrate in vigore regole più restrittive.
In questo articolo, vediamo in modo chiaro e aggiornato:
- chi sono i lavoratori impatriati
- quali sono i requisiti richiesti
- quanto si risparmia effettivamente di tasse
- quanto dura il regime e come si accede
- cosa succede in caso di perdita dei requisiti
Chi sono i lavoratori impatriati
Sono definiti lavoratori impatriati coloro che:
- hanno lavorato e risieduto all’estero per un periodo minimo previsto dalla legge
- trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia
- svolgono la propria attività lavorativa prevalentemente in Italia
- possiedono qualifiche e competenze professionali idonee a contribuire allo sviluppo del Paese
Il beneficio fiscale si applica a:
- lavoratori dipendenti
- lavoratori autonomi e professionisti con partita IVA
- collaboratori coordinati e continuativi
L’agevolazione non riguarda quindi i redditi che non derivano dall’esercizio di un lavoro (come rendite finanziarie, redditi immobiliari, pensioni estere, ecc.).
Qual è il vantaggio fiscale: quanto si risparmia
I lavoratori impatriati godono di una riduzione della base imponibile su cui vengono calcolate IRPEF e addizionali. L’agevolazione opera in questo modo:
| Luogo del trasferimento | Percentuale di reddito tassato | Percentuale di reddito esente |
|---|---|---|
| Nord e Centro Italia | 50% | 50% |
| Sud Italia | 40% | 60% |
Il beneficio si applica per 5 periodi d’imposta, a partire dall’anno di trasferimento della residenza o da quello successivo (se il trasferimento avviene dopo una certa data nell’anno).
In termini pratici:
- si paga l’IRPEF solo su metà del reddito (Nord/Centro)
- si paga l’IRPEF solo su due quinti del reddito (Sud)
Una differenza notevole, soprattutto per redditi medio-alti, dove la pressione fiscale in Italia è significativa.
Requisiti lavoratori impatriati
Per accedere al regime impatriati devono essere soddisfatte contemporaneamente le seguenti condizioni:
1) Residenza fiscale all’estero prima del rientro
Il lavoratore deve essere stato residente all’estero per almeno 3 periodi d’imposta.
È necessario che il trasferimento estero sia effettivo:
- residenza fiscale all’estero
- domicilio all’estero
- centro degli interessi vitali fuori dal territorio italiano
2) Trasferimento della residenza fiscale in Italia
Occorre trasferire la residenza fiscale in Italia e mantenerla per almeno 5 anni.
ATTENZIONE: se si torna all’estero prima dei 5 anni, il beneficio fiscale decade.
3) Attività lavorativa svolta prevalentemente in Italia
Per tutto il periodo di agevolazione, il contribuente deve lavorare prevalentemente sul territorio italiano.
Sono consentite trasferte estere purché non siano prevalenti.
4) Professionalità e qualificazione
Il lavoratore deve avere:
- competenze specialistiche
- o un inquadramento che possa contribuire allo sviluppo del Paese
Per i lavoratori dipendenti è necessario un contratto di lavoro in Italia.
Per i lavoratori autonomi è necessario svolgere un’attività professionale reale e documentata.
Durata del regime impatriati
La durata dell’agevolazione è pari a:
5 periodi d’imposta consecutivi.
Fino al 2023 erano previste proroghe (fino a 10 anni) in casi particolari come acquisto della prima casa o presenza di figli.
Con la riforma del 2024 queste estensioni non sono più previste nel formato precedente.
Eventuali prolungamenti sono oggi molto più limitati e subordinati a norme specifiche sempre in aggiornamento.
Esempi pratici di risparmio fiscale
Per comprendere la portata del vantaggio, consideriamo un reddito annuo lordo da lavoro dipendente pari a 60.000 euro.
| Scenario | Base imponibile tassata | Esenzione applicata | Risparmio fiscale stimato annuo |
|---|---|---|---|
| Trasferimento in Lombardia | 30.000 € | 50% | circa 8.000 € |
| Trasferimento in Puglia | 24.000 € | 60% | oltre 10.000 € |
Il risparmio fiscale complessivo in 5 anni può quindi superare abbondantemente 40.000 – 50.000 euro, a seconda delle addizionali regionali e comunali.
Come si accede al regime impatriati
La procedura è diversa in base alla natura del rapporto di lavoro:
Lavoratori dipendenti
Il lavoratore deve:
- comunicare al datore di lavoro la volontà di aderire al regime
- dichiarare il possesso dei requisiti
- fornire documentazione utile alla verifica
Il datore di lavoro applicherà l’agevolazione direttamente in busta paga.
Lavoratori autonomi con partita IVA
Il professionista deve:
- indicare la scelta in dichiarazione dei redditi
- conservare documentazione che provi i requisiti (es. iscrizione AIRE, contratti esteri, prova del trasferimento ecc.)
L’agevolazione si applica ai redditi dichiarati nell’anno.
Documentazione da conservare
Per evitare contestazioni, è importante predisporre prove chiare del proprio percorso fiscale e lavorativo. Tra i documenti utili troviamo:
- iscrizione AIRE (se richiesta dal Paese di destinazione)
- contratti di lavoro estero
- iscrizioni previdenziali estere
- documentazione relativa alla residenza all’estero
- contratto di lavoro in Italia o apertura partita IVA
- prove dell’effettivo trasferimento in Italia
Nel caso dei professionisti, è essenziale poter dimostrare la prevalente attività in Italia.
Cosa succede se si perdono i requisiti
Se, entro i 5 anni:
- si trasferisce nuovamente la residenza fiscale all’estero
- oppure non si svolge più l’attività lavorativa prevalente in Italia
- oppure emergono irregolarità documentali
si decade dal beneficio.
In tal caso, l’Agenzia delle Entrate può richiedere:
- recupero delle imposte risparmiate
- sanzioni
- interessi
La verifica può avvenire anche diversi anni dopo.
Differenze principali rispetto al regime in vigore fino al 2023
| Aspetto | Fino al 2023 | Dal 2024 |
|---|---|---|
| Periodi di residenza estera richiesti | 2 anni | 3 anni |
| Durata agevolazione | 5 anni + proroga fino a 10 anni | Solo 5 anni |
| Estensione con figli/acquisto casa | Possibile | Non più prevista (salvo casi normativi speciali) |
| Requisiti qualificazione | Meno stringenti | Maggiori controlli su qualifica e attività |
| Misure Sud Italia | Confermate | Confermate |
Regime impatriati: riepilogo sintetico
| Tema | Regola 2025 |
|---|---|
| Durata | 5 anni |
| Residenza all’estero | Almeno 3 anni |
| Trasferimento in Italia | Obbligatorio per 5 anni |
| Percentuale reddito tassato | 50% Nord/Centro – 40% Sud |
| Beneficiari | Dipendenti e autonomi |
| Applicazione | Busta paga / dichiarazione dei redditi |
| Decadenza | Se si torna all’estero o si perdono requisiti |
Il regime dei lavoratori impatriati rappresenta uno degli strumenti più vantaggiosi del sistema fiscale italiano attuale, soprattutto in relazione ai redditi da lavoro qualificato. Il beneficio economico è evidente: una tassazione ridotta fino al 60% del reddito, per un periodo di cinque anni, può incidere positivamente sulla convenienza del rientro in Italia o sull’apertura di una nuova attività.
Tuttavia, le regole del regime sono cambiate e risultano oggi più selettive rispetto al passato. Per questo, è essenziale verificare attentamente il possesso di tutti i requisiti e pianificare correttamente il rientro nel territorio italiano.
Chi sta valutando di trasferirsi in Italia nel 2026 farebbe bene a confrontarsi in anticipo con un consulente fiscale per programmare ogni aspetto: dalla scelta del luogo di residenza alle modalità di assunzione o apertura della partita IVA.
Il regime impatriati non è una semplice detassazione: è un’opportunità strategica, che se gestita con attenzione, può favorire il rientro di competenze preziose e sostenere la crescita dell’economia italiana.





