Ricevere una cartella esattoriale può mettere in allarme chiunque, ma non sempre significa che ci sia davvero qualcosa da temere. Nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di una comunicazione formale con cui l’Agenzia delle Entrate – Riscossione (AdeR) informa il contribuente che un debito, verso lo Stato, l’INPS o un Comune, non risulta ancora pagato.
Capire come funziona la procedura, cosa contiene la cartella e quali sono i passi da compiere è il modo migliore per evitare complicazioni, interessi e, nei casi più gravi, misure di recupero forzato come pignoramenti o fermi amministrativi.
Cos’è una cartella esattoriale
La cartella esattoriale è un atto notificato dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione per conto di altri enti, come Agenzia delle Entrate, INPS o amministrazioni comunali. È lo strumento con cui lo Stato o un ente pubblico richiede formalmente il pagamento di somme che risultano iscritte a ruolo, cioè dovute e non ancora saldate.
Può riguardare imposte non pagate, contributi previdenziali, multe o tributi locali. In sostanza, rappresenta la fase successiva al mancato pagamento: un passaggio ufficiale che dà avvio alla procedura di riscossione.
La cartella indica con precisione le somme dovute, suddivise tra imposta, sanzioni, interessi e spese di notifica. Nella prima pagina si trova l’invito a pagare entro 60 giorni dalla notifica e l’indicazione delle modalità di pagamento, di rateizzazione e di eventuale ricorso. Sono inoltre indicati i nomi dei responsabili del procedimento di emissione e di notifica, elementi fondamentali per la validità dell’atto.
Cosa succede dopo la notifica
Dal momento in cui la cartella viene notificata, per posta raccomandata, PEC o consegna diretta, il contribuente ha 60 giorni di tempo per agire. Le strade possibili sono tre: pagare, chiedere la rateizzazione oppure presentare un’istanza di sospensione se si ritiene che la richiesta non sia dovuta.
Chi sceglie di pagare può farlo in modo semplice attraverso diversi canali. Il più immediato è il portale ufficiale dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione, dove è disponibile il servizio “Paga online”. Lo stesso servizio è accessibile anche tramite l’app Equiclick. In alternativa, il pagamento può essere effettuato presso banche, uffici postali, tabaccai e sportelli AdeR aderenti al circuito PagoPA. È possibile anche utilizzare l’home banking con il modello F35.
Se il pagamento avviene entro il termine previsto, l’importo corrisponde esattamente a quello indicato nella cartella. In caso di ritardo, invece, vengono aggiunti automaticamente interessi di mora e oneri di riscossione, che rappresentano il compenso dovuto all’agente incaricato del recupero.
La rateizzazione del debito
Non sempre è possibile pagare subito l’intera somma dovuta. In questi casi, la legge consente di chiedere la rateizzazione del debito, cioè la possibilità di suddividerlo in più pagamenti mensili.
Le regole sono state aggiornate dal decreto del Vice Ministro dell’Economia del 27 dicembre 2024, che ha innalzato la soglia per la richiesta semplificata a 120.000 euro.
Chi ha un debito entro questo limite può presentare la domanda direttamente online, nell’area riservata del sito AdeR, tramite il servizio “Rateizza adesso”. Non è necessario allegare documenti: basta dichiarare di trovarsi in difficoltà economica. Il piano ordinario prevede fino a 84 rate mensili, equivalenti a sette anni di tempo per saldare.
Per importi superiori a 120.000 euro, invece, la richiesta deve essere inviata via PEC, allegando documentazione che provi la reale difficoltà finanziaria, come l’ISEE o il bilancio per le imprese. In casi eccezionali, se si dimostra l’impossibilità di rispettare i criteri di un piano ordinario, è possibile chiedere un piano straordinario fino a 120 rate, pari a dieci anni.
È importante sapere che la rateizzazione decade automaticamente se non vengono pagate due rate consecutive. In quel caso, l’intero debito diventa immediatamente esigibile, con la ripresa delle procedure di riscossione.
Sospensione legale della riscossione
Esistono situazioni in cui la cartella può essere sospesa, ossia congelata in attesa di verifica. Può accadere, ad esempio, che il debito sia già stato pagato o che un giudice abbia annullato la pretesa dell’ente creditore. In questi casi è possibile presentare una richiesta di sospensione legale della riscossione all’Agenzia delle Entrate – Riscossione.
La domanda deve essere presentata entro 60 giorni dalla notifica della cartella e può essere accolta nei casi previsti dalla legge: pagamento già effettuato, provvedimento di sgravio, prescrizione o decadenza del credito, sospensione amministrativa o giudiziale, oppure sentenza favorevole al contribuente.
Durante la verifica, AdeR sospende temporaneamente l’attività di riscossione e chiede conferma all’ente creditore. Se la richiesta risulta fondata, la cartella viene annullata o rettificata.
Cosa succede se non si paga la cartella esattoriale
Trascorsi i 60 giorni senza che il contribuente abbia pagato, chiesto la rateizzazione o presentato istanza di sospensione, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione può procedere con azioni coattive.
Tra queste rientrano il fermo amministrativo dei veicoli, il pignoramento dei conti correnti, dei beni mobili o immobili, e perfino il pignoramento presso terzi, ad esempio su stipendi o pensioni. A questi si aggiungono ulteriori interessi e spese legali.
Per questo motivo è sempre consigliabile intervenire subito, anche solo per verificare che la cartella sia legittima e che non si tratti di un errore o di un debito già saldato.
Come verificare la propria situazione fiscale
Oggi è molto più semplice tenere sotto controllo la propria posizione debitoria. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione e sull’app Equiclick è disponibile una sezione riservata in cui, accedendo con SPID, CIE o CNS, è possibile visualizzare tutte le cartelle a proprio nome, lo stato dei pagamenti, eventuali piani di rateazione e le procedure in corso.
Un controllo periodico è particolarmente utile per chi ha una partita IVA o gestisce un’impresa, perché permette di prevenire problemi di liquidità o blocchi amministrativi legati a debiti fiscali.
Cartelle esattoriali e imprese
Quando la cartella riguarda un’impresa, gli effetti possono essere più pesanti. Un debito non saldato può infatti bloccare rimborsi, compensazioni fiscali, partecipazioni a bandi pubblici o gare, e compromettere la credibilità aziendale.
In caso di pignoramento del conto aziendale, anche la gestione ordinaria delle spese può diventare impossibile.
Per questo motivo, chi gestisce un’attività deve monitorare costantemente la propria posizione fiscale e intervenire tempestivamente con la consulenza di un professionista. In molti casi, un commercialista può suggerire strategie di ristrutturazione del debito fiscale o di gestione finanziaria più sostenibile, evitando che la situazione degeneri in un blocco operativo.
Il consiglio del commercialista
Ricevere una cartella esattoriale non è mai piacevole, ma non bisogna affrontarla con paura o improvvisazione. Agire per tempo è la chiave per evitare danni economici e legali.
Prima di pagare, è sempre bene verificare la correttezza della richiesta, controllando che l’importo sia dovuto e che non esistano già pagamenti o provvedimenti di sgravio.
Un commercialista esperto può occuparsi di tutto: dal controllo della legittimità alla richiesta di sospensione o rateizzazione, fino alla gestione dei rapporti con l’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Un supporto che spesso fa la differenza tra una soluzione rapida e una lunga trafila burocratica.
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