Se c’è una parola che negli ultimi anni è entrata con forza nel linguaggio degli imprenditori italiani è holding. Non è uno slogan inventato dai consulenti né una moda del momento. È una struttura societaria che sta diventando centrale nella gestione di patrimoni, gruppi aziendali, operazioni straordinarie e, soprattutto, nel passaggio generazionale, uno dei temi più delicati delle imprese familiari.
Il punto è che tutti ne parlano, ma pochi spiegano perché potrebbe avere senso crearne una, come funziona davvero e in quali casi conviene o non conviene.
E ancora meno si soffermano sui rischi, sugli errori delle PMI, sui costi reali, sui vantaggi non fiscali e sul ruolo che una holding gioca quando si vuole proteggere il patrimonio o strutturare una successione ordinata.
In questo articolo affrontiamo il tema con un taglio pratico, ragionato, discorsivo, come in una vera consulenza: solo ciò che un imprenditore deve davvero sapere.
Cos’è una holding
La definizione tecnica dice che una holding è una società che detiene partecipazioni in altre società. Giusto ma insufficiente.
La realtà è che una holding è una cassaforte intelligente, un centro di regia: non produce beni, non opera sul mercato al posto delle società sottostanti, ma le coordina, le controlla, le protegge e, soprattutto, gestisce patrimonio e strategia.
Una holding serve a fare ordine dove le imprese tendono a creare disordine: linee di business diverse, attività miste, patrimoni esposti a rischi, soci tutti dentro la stessa barca anche quando hanno destinazioni diverse.
Molti imprenditori pensano: “La mia azienda funziona, perché dovrei cambiare?”.
Perché, in verità, crescendo, ogni impresa genera complessità, che può diventare un freno se non viene organizzata. La holding è lo strumento che permette di dare una forma a questa complessità.
E soprattutto:
Una holding non è un privilegio dei grandi gruppi.
Una holding è utile anche con due società e un immobile.
Una holding è decisiva quando l’imprenditore ha figli e vuole evitare conflitti futuri.
Perché nasce una holding
Molti articoli elencano vantaggi fiscali e patrimoniali come se fossero la ragione unica. In realtà, le holding nascono spesso da tensioni più profonde:
– Perché l’imprenditore vuole proteggere ciò che ha costruito
Le attività operative sono, per natura, rischiose: contratti, clienti, dipendenti, contenziosi, creditori.
Tenere tutto nello stesso “contenitore” significa giocarsi il destino del patrimonio su ogni rischio del quotidiano.
La holding crea una barriera: le società operative rischiano, la holding conserva il patrimonio.
– Perché servono ordine, controllo e governance chiara
Molte PMI crescono “in modo spontaneo”: una SRL, poi ne nasce un’altra, poi un immobile, poi una partecipazione in un’altra azienda. Risultato: caos amministrativo, fiscale e bancario.
La holding rimette ordine: una testa, tante braccia.
– Perché si vuole pianificare il dopo
È brutale ma reale: la maggior parte delle successioni aziendali italiane si blocca non per fattori fiscali, ma per conflitti familiari. La holding aiuta a gestire:
- chi comanda
- chi incassa
- chi entra e chi esce
- come si redistribuiscono i poteri
– Perché consente operazioni straordinarie più veloci
Aumenti di capitale, acquisizioni, conferimenti, cessioni, investimenti: tutto diventa più fluido quando esiste un “contenitore superiore” che orchestra.
– Perché semplifica il rapporto con le banche
Una holding ben capitalizzata migliora la reputazione creditizia dell’intero gruppo.
Le diverse tipologie
Holding finanziaria (pura)
Non realizza fatturato operativo, ma gestisce partecipazioni. È una scelta “pulita”, ideale per protezione, governance e pianificazione.
Holding operativa (mista)
Oltre a detenere partecipazioni, svolge attività economica (consulenza, servizi, amministrazione). Può essere utile quando si vogliono accorpare funzioni (back office, amministrazione, marketing).
Holding capogruppo
È il vertice del gruppo. La sua caratteristica non è cosa fa, ma quanta influenza ha.
Holding gestoria
Ottimizza sinergie tra società collegate: logistica con commerciale, produzione con distribuzione, ecc.
Sub-holding
Livello intermedio utile quando ci sono gruppi più complessi o esigenze di fiscalità internazionale.
Il cuore della questione Holding: i vantaggi fiscali
Tre vantaggi fiscali sono noti:
- tassazione dei dividendi al 5%
- plusvalenze PEX con esenzione del 95%
- gestione infragruppo più efficiente
Ma perché esiste questo regime così favorevole? Non è un regalo. Lo Stato favorisce le holding perché favoriscono la stabilità del tessuto imprenditoriale:
- una holding è meno rischiosa di una società operativa
- incentiva la capitalizzazione delle imprese
- favorisce investimenti, acquisizioni, aggregazioni
- riduce la frammentazione aziendale.
Esempi numerici realistici
Dividendi
La società operativa distribuisce 200.000 € alla holding.
La holding paga:
- imponibile: 10.000 € (5%)
- IRES 24% → 2.400 €
La holding riceve 197.600 € puliti.
Se quei 200.000 € andassero a una persona fisica:
200.000 × 26% → 52.000 € di tasse.
Differenza?
👉 50.000 € risparmiati ogni anno.
In cinque anni diventano 250.000 euro. In dieci anni, mezzo milione.
Questo è il motivo per cui le holding sono sempre più diffuse.
Plusvalenze PEX
Una società operativa viene venduta generando una plusvalenza da 500.000 €.
Tassazione holding:
- imponibile 5% → 25.000 €
- IRES: 6.000 €
Tassazione persona fisica:
26% → 130.000 €.
Risparmio: 124.000 €.
I vantaggi strategici che non tutti considerano
I benefici fiscali sono solo la punta dell’iceberg. I veri vantaggi sono strategici.
– Protezione degli immobili
Gli immobili stanno in holding, le attività operative in altre società: se una società operativa ha un problema, gli immobili restano al sicuro.
– Reinvestimento rapido
Gli utili ricevuti sono “quasi integri”: la holding può:
- comprare nuove partecipazioni
- finanziare startup interne
- sostenere società del gruppo con aumenti di capitale
– Attrattività verso investitori
Chi investe in un gruppo strutturato sa che:
- il patrimonio è sicuro
- le linee di business sono separate
- la governance è chiara
– Più forza in banca
Una holding solida, con immobilizzazioni e liquidità, migliora i rating creditizi dell’intero gruppo.
Quando la holding NON conviene
Vero valore aggiunto: nessuno lo dice chiaramente. La holding non è la soluzione magica.
Rischia di essere inutile o addirittura costosa quando:
– c’è una sola società e non ci sono immobili
Inutile creare una struttura doppia.
– gli utili sono molto bassi
Se gli utili sotto i 70–80mila euro annui, il vantaggio fiscale si attenua.
– la famiglia è molto conflittuale
La holding non risolve i conflitti. Li amplifica se non vengono regolati con patti parasociali.
– non c’è interesse a fare investimenti o operazioni future
La holding ha senso se c’è una visione di gruppo, altrimenti resta un doppione.
Errori comuni delle PMI
Errore 1: aprire una holding “perché lo fanno tutti”
La motivazione non può essere imitativa. Una holding nasce da un’esigenza concreta, non dall’invidia del vicino.
Errore 2: trasferire tutto nella holding senza logica
Serve progettazione. Gli immobili? Bene. La gestione operativa? Solo se è una holding mista con senso.
Errore 3: ignorare il tema previdenziale
Gli amministratori della holding devono essere inquadrati bene:
- gestione separata
- o commerciale (INPS)
- o esenzione se senza attività
Errore 4: statuti e governance copiati da modelli generici
La holding va costruita su misura, come un abito sartoriale.
Come si crea una holding: metodo ragionato
Il processo non parte dalla costituzione, ma da quattro domande chiave.
1. Che cosa voglio proteggere?
Immobili? Liquidità? Marchi? Partecipazioni? La risposta determina la struttura.
2. Che cosa voglio separare?
Business diversi? Rami aziendali? Linee di produzione? La separazione riduce i rischi.
3. Che cosa voglio semplificare?
Le banche? La governance? La fiscalità? La holding serve a togliere complessità, non ad aggiungerne.
4. Che cosa voglio accelerare?
Passaggio generazionale? Acquisizioni? Piano industriale?
Solo quando queste quattro domande trovano risposta, si passa agli step tecnici:
- scelta della forma (SRL quasi sempre)
- definizione dello statuto
- eventuali patti parasociali familiari
- trasferimento delle partecipazioni
- sistemazione patrimoniale del gruppo.
Holding di famiglia: perché è la più scelta in Italia
La holding di famiglia è la holding in cui soci e amministratori appartengono alla stessa famiglia.
In Italia è diffusissima, perché risolve tre problemi:
1. Evita la frammentazione delle quote tra gli eredi
Una holding trasferita con logica permette di:
- mantenere il controllo centrale
- separare ruoli e poteri
- dare strumenti di remunerazione diversi ai figli (stipendi, dividendi, diritti particolari)
2. Protegge il patrimonio familiare
Gli immobili restano in holding. Le società operative rischiano ma non toccano il patrimonio.
3. Riduce il rischio di conflitti
Con patti parasociali ben fatti si evitano:
- blocchi decisionali
- divergenze tra fratelli
- gestione confusa
Le holding di famiglia non sono solo dei “contenitori”, ma un modello di governance.
Una holding è un progetto strategico.
Funziona quando:
- c’è un patrimonio da proteggere
- ci sono utili importanti
- ci sono figli da gestire nel tempo
- ci sono rischi da separare,
- c’è un percorso di crescita.
Non funziona quando viene aperta “per moda”. La holding è un acceleratore di governance, stabilità e sviluppo.
Usata bene, cambia il destino del gruppo.
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