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Aprire partita IVA come ditta individuale

Ecco i 7 Step per capire come “mettersi in proprio” e lanciarsi alla ricerca dei propri clienti.

Continua a leggere per capire tutto quello che c’è da sapere per aprire una ditta individuale senza errori!

Nella ditta individuale vi è un unico soggetto, il titolare, che nello svolgimento della propria attività può avvalersi di collaboratori e dipendenti. Il titolare di una impresa individuale assume la responsabilità ed i rischi connessi alla gestione dell’attività economica, rispondendo con tutto il proprio patrimonio personale dei debiti. Vediamo come fare per aprire una ditta individuale, i costi e le procedure.

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La ditta individuale: cos’è?

Secondo il codice civile l’attività di impresa (ditte individuali) consiste nell’esercizio professionale di una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e di servizi. Pertanto, elenchiamo di seguito i requisiti essenziali di una ditta individuale ovvero un’attività che sia:

  • diretta alla produzione o allo scambio di beni e di servizi;
  • organizzata ovvero consista nella gestione e il coordinamento dei beni e delle risorse;
  • abituale e prevalente ovvero un’attività avente il “requisito della professionalità”, della sistematicità, e che non sia sporadica (ad es. uno studente universitario che occasionalmente vende un oggetto su E-Bay non svolge attività professionale, quindi non è considerato imprenditore).

ATTENZIONE: da un punto di vista prettamente pratico, sono imprenditori individuali gli artigiani (e quindi per esempio idraulici, falegnami, muratori, gelatai, pasticceri, pastai, imbianchini, fabbri, elettricisti, meccanici, estetiste, parrucchieri, ecc.) o i commercianti (ad esempio e-commerce grossisti, dettaglianti, ambulanti, venditori porta a porta, etc…)

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Come aprire una ditta individuale?

E’ la forma giuridica più semplice e meno costosa.

Per per la sua costituzione non sono richiesti particolari adempimenti ed infatti occorre semplicemente:

    1. aprire partita I V A,
    2. richiedere l’iscrizione al Registro delle Imprese e
    3. iscriversi all’INPS

Tutto questo a meno che l’attività non richieda particolari autorizzazioni da enti terzi, tipo Questura e Comune.

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Le ditte individuali e registro imprese: Costi Partita IVA

Il titolare di una Ditta Individuale è tenuto all’iscrizione Gestione commercianti ed artigiani INPS versando circa 4.000 euro di contributi fissi su un reddito minimale di circa 15.710 euro; superato il reddito minimale (cioè sull’utile eccedente questi 15.710 Euro) si versano ulteriori contributi in forma percentuale con un’aliquota del 27,72% circa (fino ad una soglia di circa 42.000 Euro oltre la quale si pagherà di più).

La Legge di Stabilità 2016 ha previsto la possibilità per le ditte individuali che adottano il regime forfettario di adottare un regime agevolato ai fini contributivi beneficiando di una riduzione pari al 35% dei contributi INPS complessivamente dovuti.

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Le ditte individuali e INPS

Le ditte individuali devono essere iscritte al Registro Imprese tenuto dalla Camera di Commercio. La richiesta di iscrizione avviene attraverso la presentazione della Comunicazione Unica (ComUnica) alla CCIAA competente. ComUnica permette di assolvere gli adempimenti richiesti dai vari enti con un’unica trasmissione, necessaria ai fini:

  • amministrativi, per l’iscrizione al registro imprese e per la presentazione del SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) per le attività soggette a SCIA (ad es. e-commerce);
  • assistenziali e previdenziali (iscrizione INPS e INAIL);
  • fiscali per l’ottenimento della p. IVA (attenzione non c’è alcun costo apertura p.iva).

La presentazione di ComUnica comporta i seguenti costi:

  • diritti Euro 18,00;
  • diritto annuale pari ad euro 56;
  • marca da bollo pari ad euro 17.50.

Per maggiori info leggere il nostro post al seguente link: Registro Imprese: Ecco quando iscriversi.

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Lavoro dipendente e Partita IVA: possono convivere?

Un dipendente privato può procedere all’apertura partita IVA, mantenendo in essere il proprio lavoro dipendente. Sempre che non vi sia concorrenza tra il lavoro svolto come dipendente e quello a partita I V A e sempre che il contratto di lavoro non lo vieti espressamente. Quando non vi è esplicito divieto non vi è alcun problema di coesistenza tra le due attività.

In generale non vige alcun obbligo di comunicazione al datore di lavoro, anche se è generalmente conveniente informare l’azienda per non incorrere in problematiche che potrebbero portare ad un licenziamento per giusta causa.

Un lavoratore dipendente che apre una ditta individuale deve versare l’INPS?

In caso di lavoratore dipendente a tempo indeterminato full time che avvia una ditta individuale, fintanto che il lavoro dipendente è prevalente si è esonerati dall’iscrizione alla Gestione commercianti dell’INPS. La prevalenza è necessaria sia in termini di tempo che in termini reddituali (reddito annuo come lavoratore dipendente maggiore del reddito derivante dall’attività commerciale). In tal caso, lavoro dipendente risulta prevalente, non sono dovuti di ulteriori contributi.

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Ditta individuale ed INAIL

In alcuni casi, per le ditte individuali che esercitano un’attività di particolare natura o rischio potrebbe essere obbligatoria l’iscrizione all’INAIL (ad esempio per gli artigiani). In tal caso occorre fare una comunicazione telematica di inizio attività e versare annualmente un premio assicurativo che varia a seconda dell’attività svolta.

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PRO e CONTRO di una ditta individuale

I principali vantaggi connessi alla ditta individuale rispetto ad altre forme giuridiche sono:

  • semplicità ed economicità della sua costituzione: vincoli minimi, sia per quanto riguarda le formalità da espletare in fase di avvio, che per gli oneri amministrativi previsti;
  • possibilità di apertura della partita IVA agevolata aderendo al regime forfettario (per un approfondimento consultare la nostra guida gratuita PARTITA I V A AGEVOLATA GIOVANI E NON SOLO CON IL REGIME FORFETTARIO);
  • autonomia decisionale derivante dall’assenza di altri responsabili, infatti, l’imprenditore può decidere rapidamente e liberamente le strategie dell’impresa;
  • formalità civilistiche limitate: non è obbligatoria la tenuta dei libri sociali, ma solamente di quelli prescritti dalla normativa fiscale;
  • procedimento di liquidazione semplice ed economico: per liquidare l’attività e sufficiente chiudere la partita IVA e comunicare la cessazione alla Camera di Commercio, all’INPS e all’INAIL.

Il principale svantaggio della ditta individuale rispetto ad altre forme giuridiche riguarda la responsabilità illimitata. Il titolare è illimitatamente responsabile delle obbligazioni assunte dall’impresa, per le quali risponde con il proprio patrimonio personale. Quando s’inizia un’impresa è importante riflettere su tutte le fasi di vita della stessa, compresa l’eventualità della fine non programmata. Infatti, ad esempio, in caso il fallimento di una ditta individuale comporta anche il fallimento del titolare

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