Hai aperto una partita IVA ma per un periodo non svolgi alcuna attività? Oppure stai valutando di mettere “in pausa” la tua attività per qualche mese senza cessarla? In questi casi, ti starai chiedendo se è possibile avere una partita IVA inattiva e cosa comporta questa scelta dal punto di vista fiscale, contributivo e operativo.
La questione è molto frequente tra professionisti, freelance e imprenditori individuali. E la risposta, come spesso accade in ambito fiscale, non è semplicemente sì o no: va spiegata bene, distinguendo tra ciò che è tecnicamente possibile e ciò che conviene davvero fare.
Vediamo insieme cosa si intende per partita IVA inattiva, cosa comporta, se puoi fatturare e come evitare spese inutili o errori fiscali.
Partita IVA inattiva: cosa vuol dire davvero
In Italia non esiste una “sospensione” ufficiale della partita IVA. Dal punto di vista dell’Agenzia delle Entrate, la partita IVA o è attiva, oppure è cessata. Non esiste uno status intermedio.
Quindi, se hai una partita IVA ma in un certo periodo non svolgi attività, non emetti fatture e non produci reddito, la tua partita IVA sarà considerata “inattiva” solo di fatto, non formalmente. Risulterà comunque attiva nel registro dell’Agenzia delle Entrate, anche se non operativa.
Questo significa che:
- sei ancora titolare di partita IVA
- hai alcuni obblighi fiscali e amministrativi anche se non fatturi
- in certi casi potresti dover versare contributi INPS anche senza reddito
Vediamo ogni aspetto nel dettaglio.
Cosa succede se non fatturi con la partita IVA
La prima cosa da sapere è che le imposte sul reddito si pagano solo se si genera reddito. Se per un anno non emetti alcuna fattura, non incassi nulla e non hai altri redditi, non dovrai pagare imposte.
Tuttavia, la dichiarazione dei redditi resta obbligatoria. Anche se il tuo reddito è pari a zero, dovrai comunque presentare il Modello Redditi e indicare che non hai avuto attività.
Questo vale anche per chi è in regime forfettario: zero redditi, zero imposte. Ma gli adempimenti restano.
E i contributi INPS? Dipende dalla gestione
Il tema cambia se parliamo di contributi previdenziali, che non sempre seguono la logica del “se non guadagno, non pago”.
Professionisti con gestione separata
Se sei iscritto alla gestione separata INPS (es. consulenti, grafici, copywriter, ecc.) paghi i contributi solo sul reddito effettivamente prodotto. Quindi, se in un anno non fatturi, non paghi nulla.
Dovrai però sempre presentare la dichiarazione dei redditi e, se fatturi anche solo una volta, scatteranno i contributi su quella quota.
Commercianti e artigiani
Se invece sei iscritto alla gestione commercianti o artigiani INPS, la situazione è diversa: i contributi sono fissi e obbligatori, anche senza reddito. Parliamo di circa 4.500 euro all’anno, suddivisi in quattro rate.
Questo vuol dire che, anche senza fatturare, continuerai a versare i contributi minimi, a meno che non chiedi la cancellazione da INPS e dalla Camera di Commercio. Ma attenzione: la partita IVA, a quel punto, diventa formalmente inattiva solo per l’INPS e il Registro Imprese, non per il Fisco.
Conviene rendere inattiva la ditta? Solo se il periodo è lungo
Se prevedi un breve periodo di inattività (qualche mese), potrebbe non convenire fare nulla: le procedure per chiudere temporaneamente la posizione in Camera di Commercio e INPS hanno un costo, e riattivarla successivamente richiede tempo e burocrazia.
Ma se sai che starai fermo per almeno 6-12 mesi, può avere senso valutare:
- la sospensione dell’attività presso la Camera di Commercio (se sei ditta individuale)
- la cancellazione temporanea da INPS
- il mantenimento della partita IVA attiva ai fini fiscali, ma senza fatturare
Questa soluzione ti permette di non versare i contributi fissi, continuando a presentare la dichiarazione dei redditi con reddito pari a zero.
Una partita IVA inattiva può emettere fatture?
Tecnicamente sì. Anche se non hai avuto attività per mesi, nulla ti vieta di emettere una fattura.
Ma attenzione: l’emissione di una fattura riattiva di fatto l’attività, e comporta:
- la necessità di adempiere agli obblighi contabili (registri, conservazione documenti)
- il calcolo delle imposte e dei contributi su quel reddito
- eventuali aggiornamenti nei registri fiscali e previdenziali
Quindi, fatturare con una partita IVA “dormiente” è possibile, ma è come rimetterla in funzione, anche solo temporaneamente. Ed è importante essere pronti a gestire tutte le implicazioni.
Cosa succede in regime forfettario
Chi è in regime forfettario agevolato al 5%, nei primi cinque anni, deve fare particolare attenzione. Anche se non fatturi, i cinque anni continuano a decorrere: non puoi “congelare” il regime agevolato durante l’inattività.
Quindi se nel secondo anno ti fermi completamente, il regime al 5% scadrà comunque dopo cinque anni dall’apertura originaria, anche se hai effettivamente lavorato solo per quattro.
Partita IVA inattiva: vantaggi e svantaggi
Vantaggi
- puoi mantenere lo storico dell’attività senza doverla riaprire
- hai flessibilità per ripartire in qualsiasi momento
- eviti la burocrazia della cessazione e riapertura
Svantaggi
- gli adempimenti fiscali restano (es. dichiarazione redditi)
- se sei iscritto a INPS commercianti/artigiani, paghi comunque i contributi fissi
- fatturare saltuariamente può comportare rischi di controlli o errori contabili
La partita IVA inattiva non è un vero status fiscale, ma una condizione di fatto che comporta comunque obblighi e valutazioni. Se non fatturi per un periodo, eviti imposte, ma non sempre eviti i contributi, soprattutto se sei iscritto a INPS commercianti/artigiani.
Valuta attentamente la durata del periodo di inattività, i costi fissi e gli oneri amministrativi. E se decidi di mantenere la partita IVA attiva anche senza lavorare, assicurati di non tralasciare gli adempimenti previsti per evitare sanzioni o controlli futuri.
In ogni caso, il supporto di un commercialista esperto può aiutarti a scegliere la soluzione più efficiente, in base alla tua situazione specifica.
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