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voucher inps 2022

Che cosa sono e come funzionano i voucher INPS 2022

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Sommario

I voucher INPS sono una novità del 2022 che riguarda le imprese che devono pagare i lavoratori che svolgono attività di tipo occasionale autonomo. Di fatto, però, i voucher esistono già da tempo per la famiglia. Si tratta di un modo per dare un compenso a un individuo in modo del tutto regolare, anche dal punto di vista dei contributi previdenziali (INPS) e dell’INAIL. 

Che cosa sono i voucher INPS

È stato il recente Decreto Dignità a introdurre i voucher INPS 2022, con l’obiettivo di regolarizzare tutte le prestazioni di lavoro di tipo occasionale. Di fatto, questo sistema di compenso consente di mettere in regola anche figure come i lavoratori domestici, le badanti, le colf e le babysitter. Ecco perchè a utilizzarli non sono solo le imprese, ma anche datori di lavoro privati. 

Attenzione però al tipo di collaborazione in essere! I buoni INPS, infatti, possono essere utilizzati solo ed esclusivamente in caso di prestazioni di lavoro autonomo occasionale. Ogni singolo buono ha un valore pari a 12,41 euro. Il datore di lavoro paga esattamente 12,41 euro per usufruire del buono, mentre il lavoratore riceve 9 euro per ogni singolo voucher INPS. 

Come funzionano i voucher INPS

Il funzionamento dei voucher INPS è strettamente correlato alla piattaforma dell’Istituto di Previdenza Sociale. Questo significa che sia il datore di lavoro (impresa o privato) sia il lavoratore devono avere un profilo sul sito dell’INPS a cui accedere per l’attivazione e la gestione dei buoni INPS. La registrazione al portale da parte del datore di lavoro permette all’INPS di conoscere nel dettaglio la tipologia di collaborazione, il lavoro svolto e i soggetti coinvolti.

A seconda che il datore di lavoro sia un’impresa o un cittadino provato, esistono due tipologie di voucher INPS:

1- CPO – Contratto di Prestazione Occasionale, riservato alle imprese che si vogliono avvalere di lavoratori tramite prestazione occasionale

2- Libretto di Famiglia Vouche INPS, riservato ai privati, in particolare alle famiglie che vogliono regolarizzare figure come colf e badanti

CPO: il rapporto di lavoro autonomo occasionale

È bene ricordare che il lavoro autonomo occasionale consiste nello svolgimento di alcune attività da parte di un individuo in modo non continuatuvo e senza la necessità di avere una regolare partita IVA. Da quest’anno le regole per le collaborazioni di lavoro autonomo sono un po’ cambiate rispetto al passato. La novità più importante di tutte riguarda la comunicazione obbligatoria di inizio attività. 

Il lavoro autonomo occasionale non deve avere carattere di continuità. Questo significa che le attività svolte non devono avere una precisa cadenza regolare. Il numero totale di ore lavorate, inoltre, è nettamente inferiore a quelle previste  in un normale contratto lavorativo sia esso determinato o indeterminato. 

Il contratto di lavoro autonomo occasionale

Al fine di regolarizzare questa tipologia di lavoro è bene sottoscrivere un contratto di lavoro occasionale in cui si stabiliscono le regole da rispettare da ambe le parti. Nello specifico:

  • compenso giornaliero di almeno 36 euro, ossia 4 ore di lavoro in una giornata
  • remunerazione per il lavoro non inferiore a 9 euro/l’ora
  • il lavoratore non deve superare i 5.000 euro annui egati a prestazioni di lavoro autonomo occasionale

NOTA BENE: non è necessaria la Partita IVA, ma in caso di superamento della soglia massima annua di 5.000 euro, il lavoratore è costretto ad aprirla oppure può essere regolarmente assunto tramite contratto.

Libretto di Famiglia

Se il datore di lavoro è un cittadino privato, i voucher INPS si traducono nel Libretto di Famiglia. Questo strumento è spesso utilizzato per regolare rapporti lavorativi di assistenza domestica, baby sitting, assistenza agli anziani, giardinaggio, tutoraggio, lezioni private e ripetizioni. 

In questi casi, però, a differenza dei voucher INPS legati al CPO, il lavoratore non deve superare i 5.000 euro annui, ma allo stesso tempo non deve superare i 2.500 euro dallo stesso datore di lavoro. 

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