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PARTITA IVA PER PSICOLOGI

Partita IVA per Psicologi

SOMMARIO

Gli psicologi svolgono un ruolo cruciale in vari contesti lavorativi, dai servizi scolastici all’assistenza sanitaria, dalle comunità di recupero agli studi privati. Tuttavia, quando si decide di lavorare in modo autonomo come psicologo, è fondamentale affrontare l’argomento della Partita Iva per Psicologi.

La Necessità della Partita Iva per Psicologi

Lavorare come psicologo in proprio richiede l’apertura di una Partita Iva. Questo perché le prestazioni professionali di questo tipo non possono essere considerate come lavoro occasionale. La Partita Iva offre la possibilità di emettere fatture e dichiarare i guadagni in modo adeguato.

Come aprire la Partita Iva per Psicologi

Per aprire la Partita Iva per Psicologi, è necessario seguire alcune procedure specifiche. Innanzitutto, bisogna identificare il codice Ateco (Attività Economiche della Tariffa delle Classificazioni delle Attività Economiche) corrispondente alla professione di psicologo e decidere il regime contabile da adottare. Inoltre, è essenziale iscriversi alla cassa previdenziale pertinente.

Il codice Ateco per psicologi è il 86.90.30, che copre una vasta gamma di attività legate ai servizi di salute mentale forniti da psicanalisti, psicologi e psicoterapisti.

Quali sono i costi della Partita Iva per Psicologi

L’apertura di una Partita Iva per psicologi comporta costi accessibili. Tuttavia, va tenuto presente che ci sono alcune spese connesse alla gestione dell’attività. Prima dell’apertura della Partita Iva, è necessario acquisire una casella di Posta Elettronica Certificata (PEC). È importante notare che l’Ordine degli Psicologi offre la possibilità di ottenere gratuitamente una PEC.

Tra i costi ricorrenti da considerare vi sono i seguenti:

  1. Costi del Commercialista
    La consulenza di un commercialista esperto può risultare preziosa nella gestione della Partita Iva.
  2. Quota Annuale di Iscrizione all’Ordine degli Psicologi
    Questa quota può variare in base alla regione in cui si esercita la professione.
  3. Contributi ENPAP
    Gli psicologi sono tenuti a versare contributi all’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Psicologi (ENPAP) per garantire la copertura previdenziale.
  4. Imposta Sostitutiva o IRPEF
    La tassazione dipenderà dal regime contabile adottato, con aliquote variabili dal 15% al 43% sugli incassi.

Regime contabile per Psicologi

Per quanto riguarda il regime contabile, gli psicologi possono optare tra tre principali opzioni:

  1. Regime Fiscale Forfettario
    Riservato a chi registra un fatturato annuale inferiore a 85.000 euro (30.000 euro per i lavoratori dipendenti). Questo regime prevede un’imposta sostitutiva al 15% (5% per i primi 5 anni) e non richiede l’applicazione dell’IVA in fattura.
  2. Regime Fiscale Semplificato
    Può essere scelto se il fatturato annuale non supera i 400.000 euro per servizi e 700.000 euro per altre attività. Si applica l’IVA in fattura e si segue una tassazione IRPEF a scaglioni.
  3. Regime Fiscale Ordinario
    Basato sul principio di competenza per il calcolo dei ricavi, prevede la deducibilità delle spese aziendali.

Iscrizione alla Cassa Previdenziale ENPAP

Gli psicologi devono iscriversi alla cassa previdenziale denominata ENPAP, responsabile della previdenza e assistenza professionale. I contributi ENPAP includono il contributo:

  1. Soggettivo
    Calcolato al 10% del reddito netto, con un importo minimo di 780 euro.
  2. Integrativo
    Corrisponde al 2% del compenso lordo, con un minimo di 60 euro.
  3. Maternità:
    Varia di anno in anno.

I contributi soggettivi possono essere ridotti in casi particolari, come per coloro che svolgono una doppia attività o per i pensionati. Le scadenze per i pagamenti dei contributi sono il 1° marzo e il 1° ottobre di ogni anno.