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Aprire partita iva per vendita app

Aprire partita IVA per vendita APP: ecco come mettersi in regola 

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Sommario

Sei uno sviluppatore di applicazioni e vuoi regolarizzare la vendita APP tramite Google o Apple? Oppure hai acquistato una APP da rivendere e vuoi sapere come farlo? Nel nostro articolo tutto ciò che è necessario per essere in regola.

Uno dei mercati maggiormente in crescita al momento è proprio quello delle APP per mobile e negli ultimi anni ha visto una crescita esponenziale. Di conseguenza la figura dello sviluppatore di APP si diffonde sempre di più. Di qui la necessità di dedicare un post a questa figura per chiarire gli aspetti fiscali e previdenziali per stare in regola con la vendita APP.

Chi sono gli Sviluppatori di APP?

Possiamo suddividere gli sviluppatori di APP in tre macrocategorie ovvero in coloro che:

  • sviluppano APP per conto di terzi e non le commercializzano direttamente negli store (ad esempio, si pensi all’informatico che sviluppa un APP per un committente che la utilizza per la propria attività);
  • sviluppano le APP o le acquistano da terzi per poi le rivenderle negli store;
  • svolgono contemporaneamente sia lo sviluppo per terzi che per proprio conto al fine della commercializzazione.

In questo post ci focalizziamo esclusivamente sulla disciplina applicabile a coloro che effettuano la vendita delle app negli store.

Quando è necessario aprire Partita IVA?

Se si vende una app in maniera non abituale, non ci sono particolari adempimenti da porre in essere.

Occorre aprire partita IVA quando si esercita un’attività abituale e continuativa di vendita, come ad esempio quando si ha un sito internet oppure si ha un proprio account di venditore su uno STORE tipo Apple o Google a prescindere dal numero di APP vendute.

Gli adempimenti per aprire un account come venditore su uno store sono diversi. Oltre ad aprire partita IVA, occorre iscriversi al Registro Imprese e all’INPS. Vediamo nel dettaglio i passaggi da effettuare per capire come vendere app. Primo passo è la scelta del codice Ateco da indicare nel modulo di apertura. Vediamo come scegliere il Codice Ateco.

Quale codice attività ATECO scegliere?

Il codice ATECO più appropriato per lo sviluppatore APP potrebbe essere a seconda del caso:

  • Produzione di software non connesso all’edizione – 62.01.00
  • Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica – 62.02.00
  • Altre attività dei servizi connessi alle tecnologie dell’informatica – 62.09.09

Oltre il codice Atecofin è necessario scegliere il regime fiscale tra regime forfettario e quello ordinario.

Regime fiscale per vendere APP

In sede di apertura della partita IVA occorre selezionare il regime fiscale da adottare. Dal regime fiscale dipendono gli adempimenti contabili e fiscali nonché le imposte e i contributi da pagare. Per arginare i costi e le spese, soprattutto nella fase di incertezza iniziale, la soluzione potrebbe essere di adottare un regime fiscale agevolato: il regime forfettario.
Trattasi di un regime semplificato, regime naturale per le partite IVA individuali con una soglia di fatturato massimo di 65.000 euro. Il reddito è determinato con un coefficiente di redditività che varia in base al codice ateco.

ATTENZIONE! Le fatture nel regime forfettario vengono emesse senza applicare l’IVA. Per scoprire come emettere fattura nel regime forfettario leggi anche: Fattura regime forfettario: come compilarla.

L’imposta da applicare sul reddito nel regime forfettario start-up è molto vantaggiosa ed è pari al 5%. Trascorso il primo quinquennio di attività, l’imposta sale al 15%.

Occorre la SCIA?

La SCIA è la comunicazione di inizio attività da inviare allo sportello unico per le attività produttive del comune dove ha sede l’attività. Per gli eCommerce occorre considerare il comune di residenza anagrafica, quando non si dispone di un altro luogo fisico per esercitare l’attività.

Leggi anche: Scia: cos’è e come funziona la Segnalazione Certificata di Inizio Attività

Iscrizione registro imprese per vendita app

Per efffettuare l’iscrizione al registro imprese è possibile presentare un’unica comunicazione, c.d. ComUnica, per adempiere agli obblighi di comunicazione nei confronti di diversi enti quali la Camera di Commercio, l’INPS, l’INAIL e l’Agenzia delle Entrate. Il tutto utilizzando una procedura telematica. L’iscrizione al Registro delle Imprese, tenuto dalla Camera di Commercio, non è gratuita e comporta i seguenti costi:

  • diritti camerali pari a circa euro 60 per le ditte individuali;
  • diritti di segreteria pari ad euro 18;
  • imposta di bollo pari ad euro 17,50.

A questi costi vanno aggiunti gli eventuali compensi dovuti al professionista che presenta la richiesta di iscrizione, il costo per l’apertura della PEC e l’eventuale costo sostenuto per la firma digitale.

Una volta presentata la domanda, viene valutata dall’Ufficio e, se completa, viene rilasciato il certificato di iscrizione, inviato all’indirizzo PEC indicato in ComUnica.

INPS e Partita IVA per vendita APP

Ultimo step per mettersi in regola è l’apertura della posizione INPS alla Gestione IVS per Artigiani e Commercianti. Trattasi della nota dolente, in termini di costi fissi, quando si apre una partita IVA per vendere APP in quanto, anche con fatturato zero, occorre versare i contributi INPS alla Gestione Commercianti ed Artigiani sul reddito minimale di euro 15.710 pari ad euro 3.777,84 (così suddivisi: euro 3770,40 a titolo di IVS, euro 7,44 a titolo di maternità). Tuttavia, nel regime forfettario, è prevista la possibilità di chiedere la riduzione del 35% dei contributi dovuti alla Gestione Commercianti INPS. Per effetto della riduzione, la quota di contributi fissi da versare passa da euro 3.777,64 annuali ad euro 2.458,20 da versare in 4 rate trimestrali di pari importo.

Come funziona l’IVA per i venditori di APP?

La vendita APP mobili è assimilata a quella di un e-commerce diretto, considerando che trattasi della cessione di un bene immateriale, dove sia il pagamento che il download avvengono esclusivamente online. L’applicazione dell’IVA varia a seconda se il cliente è:

  • titolare di Partita IVA: lo sviluppatore deve emettere una fattura senza l’applicazione dell’IVA (reverse charge) ai sensi dell’articolo 7-ter del DPR n. 633/72, in quanto l’IVA è territorialmente rilevante nel Paese del soggetto committente;
  • privato: lo sviluppatore deve identificarsi in ogni Paese di residenza del soggetto che acquista l’applicazione ovvero in alternativa, iscriversi al Regime OSS/IOSS, un sistema europeo di assolvimento dell’IVA, centralizzato e digitale, che permette di:
    • registrarsi elettronicamente ai fini IVA in un unico Stato membro per tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi ammissibili a favore di acquirenti situati in tutti gli altri 26 Stati membri
    • dichiarare l’IVA tramite un’unica dichiarazione elettronica OSS IVA ed effettuare un unico pagamento dell’IVA dovuta su tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi
    • collaborare con l’amministrazione fiscale dello Stato membro nel quale sono registrati per l’OSS e in un’unica lingua, anche se le loro vendite avvengono in tutta l’UE.

Leggi anche: Cos’è il commercio elettronico diretto.

Come funziona la vendita app su Google Play e su Apple Store?

I principali APP Store si sono organizzati per evitare agli sviluppatori di dover effettuare tutti gli adempimenti IVA previsti dal nuovo regime IVA. Infatti, si sostituiscono agli utenti finali, conservano e gestiscono direttamente loro tutta la documentazione necessaria all’individuazione del luogo di consumo per 10 anni e rendono in sostanza il rapporto con lo sviluppatore di B2B anziché B2C. Ma vediamo nel dettaglio come funziona ogni singolo Store.

APPLE STORE

Apple Distribution International Ltd., società con sede in Irlanda, si occupa della vendita delle APP in Europa. Al momento della vendita, lo sviluppatore dovrà fatturare direttamente alla società irlandese senza IVA italiana, ai sensi dell’ articolo 7-ter del DPR n. 633/72

Successivamente Apple Distribution International Ltd, invece, emetterà una fattura agli utenti finali europei per l’acquisto delle APP, applicando l’IVA in vigore in ogni paese dell’UE con il meccanismo OSS.

Se uno sviluppatore vende le sue applicazioni in un mese non solo in Italia o in altri Stati UE, ma anche negli Stati Uniti, dovrà emettere due fatture separate. Una ad Apple Distribution International LTD per le applicazione vendute in Italia o negli altri STATI UE, mentre per le APP vendute negli USA emetterà una fattura ad Apple Inc. STATI UNITI D’AMERICA In buona sostanza, dovrà emettere fatture diverse in base ai mercati dove vengono vendute le app, sempre che mercati diversi facciano riferimento a società Apple diverse.

GOOGLE PLAY

Il sistema appena analizzato Apple è sostanzialmente utilizzato anche sui portali di Google Play. Infatti, a partire dal 2015, Google ha annunciato che sarebbe stato responsabile della determinazione, riscossione e versamento dell’IVA per gli sviluppatori europei. Quindi anche in questo caso, trattasi di una transazione B2B è tra lo sviluppatore e l’App Store, e successivamente quella tra Google e utente finale è una transazione B2C. Maggiori info sono reperibili sul sito GOOGLEPAY.

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5 commenti

  • Nym

    Ultimo paragrafo “Ma vediamo nel dettaglio come funziona ogni singolo Store.” fine articolo. E quindi? Attendiamo la seconda stagione?

  • Vincenzo

    Buongiorno, chiedo cortesemente un parere. Se distribuisco un software gratuitamente (in modo da consentire agli utenti di provarlo senza acquistarlo), quindi senza ricevere un corrispettivo ma fornendo soltanto una licenza d’uso gratuita, devo comunque aprire una partita iva ed effettuare l’iscrizione alla camera di commercio? Grazie

  • Emanuele

    Salve,sono uno sviluppatore di app per iPhone.
    Volevo gentilmente un chiarimento in merito al credito iva che avrei conseguito dalla vendita delle mie app.
    Come spiega questa frase :

    Dal momento che lo sviluppatore non paga Iva italiana, in virtù dell’applicazione del rapporto B2B, egli si trova nella situazione di conseguire un cronico credito Iva annuale, dovuto al fatto che può scaricare Iva in acquisto, ma non può addebitare Iva in vendita.

    In pratica mi sapreste dire in cosa consiste? Posso chiedere dei soldi indietro allo stato?
    Grazie.

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