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marchio aziendale e royalties

Marchio aziendale e royalties

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Sommario

Il marchio aziendale è un “segno distintivo” utilizzato per differenziare i propri prodotti o servizi da quelli della concorrenza. Trattasi di elemento essenziale dell’immagine dell’azienda e che fornisce, agli occhi della clientela, garanzie di qualità e affidabilità. La remunerazione derivante dalla concessione in uso del marchio a terzi prende il nome di royalty.

Vediamo nel dettaglio cos’è il marchio aziendale, come funziona il suo sfruttamento economico, come avviene la tassazione e tutti i vantaggi derivanti dalla sfruttamento del marchio nella pianificazione fiscale.

Cos’è il marchio?

Il marchio, giuridicamente, rappresenta un qualsiasi segno o disegno, accompagnato anche da parole, nomi di persone, numeri, forma delle confezioni o dei prodotti e, comunque, qualsiasi combinazione idonea a distinguere i prodotti o i servizi di un’impresa da quelli concorrenti.

A seconda se è avvenuta o meno la registrazione presso l’ ufficio preposto, il marchio aziendale può essere marchio di fatto o marchio registrato.
Il marchio registrato ha una tutela maggiore in quanto dotato di data certa. Per la tutela del marchio di fatto occorre dimostrare il preuso e la notorietà.

Come utilizzare il marchio aziendale?

Il titolare del marchio può decidere di utilizzarlo direttamente oppure di trasferirlo a terzi, in via definitiva o solo temporaneamente. Quest’ultima ipotesi si verifica quando viene concessa la cosiddetta licenza di marchio. La concessione della licenza di marchio aziendale può avvenire in esclusiva o a più concessionari. A fronte dell’utilizzo del marchio il titolare riceve come remunerazione le royalties.

La tassazione dei diritti d’autore e delle royalties gode di un importante vantaggio fiscale: parziale detassazione della base imponibile. Infatti, solo il 75% dei compensi percepiti sono soggetti a IRPEF e in alcuni casi la base imponibile è del 60%.

Per approfondire l’argomento consultare i nostri post di approfondimento ai seguenti link: Il diritto d’autore e il trattamento fiscale delle royalties e Diritti d’autore 2019 e regime forfettario

Perché registrare il marchio?

Come abbiamo visto, il marchio registrato gode di una tutela più ampia rispetto a un marchio di fatto. Inoltre, con la registrazione è possibile lo sfruttamento economico del marchio aziendale. Infatti, mediante la registrazione è possibile concedere l’utilizzo del marchio in licenza d’uso a un altro soggetto. Come abbiamo visto, con licenza d’uso si concede a terzi, in esclusiva o meno, l’utilizzo del marchio dietro il pagamento di un corrispettivo.

Le royalties sono costituite da un corrispettivo determinato in percentuale al fatturato o alla produzione, riconosciuto al proprietario del marchio aziendale a seguito della concessione in uso della licenza a terzi.

I vantaggi della registrazione del marchio aziendale

Uno degli strumenti più importanti della pianificazione fiscale è, appunto, la concessione in uso di un proprio marchio a fronte delle royalties su questa licenza.

Infatti, in Italia esiste un vantaggio fiscale, ovvero un’agevolazione derivante dalla tassazione dei diritti d’autore e delle royalties. Trattasi della defiscalizzazione del 25% degli importi percepiti a titolo di royalties.

ESEMPIO
A fronte di 20.000 euro di royalties, l’importo tassato corrisponde a 15.000 euro con un risparmio d’imposta del 25%.

Vediamo di chiarire i vantaggi dello sfruttamento del marchio con un esempio pratico.

ESEMPIO PRATICO ROYALTIES MARCHIO AZIENDALE

Caio, proprietario del marchio Cola Cola, lo concede in uso alla società Beta. La società Beta pagherà a Caio le royalties per utilizzare il marchio in maniera esclusiva. Le royalties sono parzialmente detassate e in alcuni casi esenti dal versamento dei contributi INPS. Inoltre, quando la società Beta eroga le royalties trattiene una somma a titolo di ritenuta d’acconto su questi redditi, ritenuta che ridurrà ulteriormente l’IRPEF da pagare a saldo.

La società Beta, dal canto suo, eroga queste royalties, che sono integralmente deducibili, e che pertanto ridurranno la base imponibile IRES.

Si paga l’INPS sulle royalties?

Quando le royalties sono percepite da una persona fisica, non esercente attività di impresa o professionale, il reddito percepito non rileva ai fini previdenziali. Infatti, il titolare non si obbliga a compiere alcuna prestazione d’opera o di servizio, tantomeno alcuna “attività” e quindi egli non potrebbe essere qualificato, da parte dell’INPS, come lavoratore autonomo occasionale.

Come evitare costosi errori?

Da quanto appena analizzato emerge chiaramente che il principale vantaggio dello sfruttamento del marchio aziendale deriva dalla parziale detassazione in capo alla persona fisica proprietaria del marchio e alla totale deducibilità delle royalties in capo all’utilizzatore del marchio. Tuttavia, l’errore è dietro l’angolo e bisogna sempre fare i conti con il fisco.

Prima di partire con la registrazione di un marchio è importante valutare la reale validità della posizione fiscale delle royalties sui marchi aziendali. Il tutto per evitare errori e problemi in fase di un eventuale accertamento fiscale.

Per chiarire meglio la problematica esaminiamo alcuni dei principali errori macroscopici.

Marchio già utilizzato gratuitamente

Spesso si procede alla registrazione di un marchio già esistente e sfruttato fino a quel momento in maniera del tutto gratuita. In questo caso, durante un controllo fiscale potrebbe facilmente emergere che l’azienda già utilizzava quel marchio e pertanto tutta la “costruzione fiscale” delle royalties e del relativo beneficio sul diritto d’autore verrebbe meno.

Deducibilità delle royalties e principio di inerenza

Deducibilità in capo a una società delle royalties e dei diritti d’autore pagati alla persona fisica titolare del brevetto o del marchio. Infatti, secondo “principio di inerenza”, ogni qual volta si voglia scaricare un costo, è necessario dimostrare in caso di controllo fiscale che quel costo è inerente alla reale attività svolta. In questo caso il problema dipende dal fatto che finché parliamo di marchi noti come ad esempio IKEA è semplice dimostrare che qualsiasi pezzetto di legno acquista un valore grazie al marchio e grazie al fatto che è distribuito nella rete di negozi del “brand”. In tal caso, infatti, il marchio è un fattore essenziale del processo di vendita, in grado di aumentare il valore del singolo pezzettino di legno. Questo maggior valore potrebbe diventare difficile da dimostrare in caso di aziende di piccole dimensioni dove occorre dimostrare che, grazie a quel preciso marchio, il prodotto venduto aumenta di valore sul mercato oppure che, quel determinato marchio o brevetto, permette l’aumento delle vendite.

Spese di pubblicità sostenute dall’utilizzatore

Spese di pubblicità a sostegno del marchio aziendale pagate interamente dalla società che ha contribuito a creare la reputazione del brand e non dal proprietario. In questo caso il marchio aziendale acquisisce importanza grazie ai costi sostenuti dalla società e non dalla persona fisica che ha effettuato la registrazione e che percepisce le royalties. A seguito di un eventuale controllo fiscale che accerti che tutte le fatture relative alla pubblicità del marchio sono a carico della società, sarà difficile scaricare i costi delle royalties.

Costi di sviluppo marchio aziendale sostenuti dalla società utilizzatrice

Registrazione di un marchio a titolo personale quando è stato sviluppato in un’altra azienda con i costi pagati dalla società.

In conclusione

Il marchio aziendale rappresenta uno strumento utile alla pianificazione fiscale quando effettivamente ci sono tutti i presupposti per la registrazione del marchio e il relativo sfruttamento economico. Purtroppo, però, gli errori in questa materia possono costare cari e occorre prestare molta attenzione a non cadere in tentazione.

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1 commento

  • Tonino

    Una conferma.
    quindi se ho capito bene! Per poter usufruire l’agevolazione fiscale occorre necessariamente la registrazione del marchio!
    Ciò dovrebbe valere anche per “un programma per elaboratore, in qualsiasi forma espressi purché originali quale risultato di creazione intellettuale dell’autore”!
    Che sarebbe il mio caso! Altrimenti non posso cederlo a terzi in uso, e tantomeno usufruire l’agevolazione fiscale.

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