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Come funziona il licenziamento

Il licenziamento

SOMMARIO

Imprese ed aziende in questo periodo sono costrette a misurarsi con gli ostacoli di un mercato in difficoltà, nell’ambito del quale occorre adattarsi velocemente a nuove dinamiche e a meccanismi diversi. A subirne le conseguenze sono soprattutto i lavoratori, il cui posto di lavoro è sempre meno stabile e sicuro anche in virtù degli ultimi interventi legislativi in materia. È importante quindi effettuare un’analisi sulle diverse ipotesi di licenziamento e sulle misure che un lavoratore può adottare a propria difesa.

La posizione dei lavoratori subordinati è oggigiorno quanto mai delicata. Sono i primi a pagare le conseguenze della ormai celeberrima crisi del mercato, che ha costretto moltissime aziende alla chiusura o al ridimensionamento. Le ultime riforme in tema di lavoro, inoltre, hanno sacrificato alcuni storici diritti dei lavoratori dipendenti (vedi la riforma dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori) sull’altare del dinamismo e della libertà d’impresa.
Il licenziamento, già in passato terrore dei subordinati, è quindi diventato uno strumento che i datori di lavoro possono utilizzare più agevolmente per far fronte ai problemi e ai deficit di profitto aziendale. Soprattutto in alcune specifiche situazioni, è più facile oggi che in passato adottare l’atto espulsivo per ragioni di economia aziendale.

I diversi tipi di licenziamento

Nell’ordinamento italiano sono previste tre diverse forme di licenziamento:

1. Il licenziamento per giusta causa;

2. Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo;

3. Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo.

Ciò che distingue tra loro le tipologie di licenziamento è, innanzi tutto, la ragione che le determina. Mentre i primi due tipi (giusta causa e giustificato motivo soggettivo) vengono comminati per ragioni inerenti alla condotta del lavoratore, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo è adottato per motivi attinenti alla vita e alla salute aziendale.

Il licenziamento per giusta causa fonda le sue ragioni nel rapporto di tipo fiduciario che necessariamente deve esserci tra il lavoratore dipendente ed il suo datore di lavoro. Quando il lavoratore compie un atto incompatibile con la prosecuzione di tale rapporto fiduciario, il datore di lavoro può assumere questo tipo di provvedimento. Il comportamento inadeguato del lavoratore non deve essere per forza perpetrato sul posto di lavoro o durante l’orario di servizio; quello che conta è che sia di tale gravità da impedire la prosecuzione della relazione lavorativa tra i soggetti. In questi casi, il lavoratore perde anche il diritto all’indennità di preavviso, in quanto è egli stesso con il suo comportamento a creare i presupposti per l’adozione dell’atto espulsivo.

Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo si pone al confine con il precedente: anche quest’ultimo è determinato da una condotta del lavoratore contraria ai suoi obblighi, in sostanza un inadempimento dei suoi doveri contrattuali. Tuttavia, la mancanza in questo caso è meno grave e il lavoratore mantiene il diritto all’indennità di preavviso.

Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, infine, è adottato per motivi riguardanti “la vita” dell’impresa all’interno della quale il lavoratore opera. Diverse possono essere in concreto le motivazioni a monte di questo tipo di provvedimento: da una riorganizzazione aziendale ad una crisi che costringe il datore di lavoro ad un taglio dei costi e (quindi) del personale.

La tutela del lavoratore

Qualunque sia la natura del licenziamento, esso è spesso preceduto da una serie di così detti atti preparativi. Tali atti consistono in una serie di comportamenti sintomatici del fatto che il datore di lavoro si accinge ad assumere il licenziamento. Per quanto riguarda il motivo oggettivo, in particolare se si procede a licenziamenti collettivi, il lavoratore conosce il proprio destino già da prima di ricevere la comunicazione del licenziamento. Lo stesso può dirsi dei provvedimenti adottati a causa di comportamenti del lavoratore. Raramente il lavoratore subisce il licenziamento senza “dei segnali di preallarme”, molto più spesso si sommano delle contestazioni disciplinari rivolte al dipendente prima di poter assumere il licenziamento nei suoi confronti.

Come fare quindi per difendersi in questi casi?

È bene che il lavoratore, nel momento in cui percepisce di non essere più gradito all’interno dell’azienda, contatti un buon avvocato di diritto del lavoro al fine di tutelare la propria posizione. Un esperto giuslavorista capisce con solerzia se la direzione aziendale intende licenziare il lavoratore e può predisporre tempestivamente le tutele idonee a difenderne la posizione.

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